mercoledì 27 luglio 2016

IL VICE PRESIDENTE DELL'ANTIMAFIA GAETTI SUI TERRENI INCENDIATI A MAIANO E ALLA CLEPRIN DI SESSA AURUNCA

 
Simmaco Perillo  con il senatore Luigi Gaetti
“Chiederò alla commissione antimafia di intervenire, perché qui accadono fatti gravissimi, sui quali bisogna indagare a fondo”. Luigi Gaetti, senatore dei 5stelle e vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia, ha visitato i beni confiscati a Maiano di Sessa Aurunca, gestiti dalla cooperativa “Al di là dei sogni”, quelli dove  il 6 luglio andarono in fumo 4 ettari di alberi di noci per un incendio doloso. Gaetti, accompagnato da Sergio Nazzaro, consulente della Commissione Antimafia, ha voluto rendersi conto di persona  di quello che è accaduto. “Mi sembra più che evidente che l’incendio sia doloso – ha commentato il senatore  – il fuoco è stato accompagnato nel suo percorso. Vedere questi campi bruciati in maniera così vergognosa non si può non provare una grande sofferenza, soprattutto quando conosci coloro che su questi beni stanno dando l’anima per cambiare la propria terra”.  

Luigi Gaetti, Sergio Nazzaro, Antonio Picasca
 e Franco Beneduce
Secondo i carabinieri che hanno fatto i primi sopralluoghi subito dopo l’incendio, le fiamme si sono propagate da più punti ma, stranamente, hanno risparmiato i terreni e le coltivazioni circostanti.  All'ingresso dei campi fu fatto trovare anche un topo morto ma non  bruciato, e una testa di animale, probabilmente una bufala. “Abbiamo lasciato tutto così com’è – dice Simmaco Perillo della cooperativa “Al di là dei sogni” – perché aspettiamo che qualcuno venga a ispezionare l’incendio per fare indagini approfondite. Perché sinora  non si è visto proprio nessuno. Non vorremmo che  qui le cose le lascino passare  sotto silenzio. Sarebbe un grave segnale per chi compie questi gesti intimidatori”.

Proprio per non far passare questo messaggio mafioso sotto silenzio il 23 luglio scorso si è svolta nella sede della cooperativa "Al di là dei sogni". una manifestazione di solidarietà promossa dal Comitato don Peppe Diana e Libera, a cui ha partecipano anche Salvatore Borsellino fratello di Paolo, il  magistrato assassinato dalla mafia a Palermo. Con lui c'erano i giornalisti Sandro Ruotolo e Toni Mira di Avvenire,  insieme a  numerosi esponenti di associazioni antimafia,  rappresentanti di associazioni del terzo settore e centinaia di giovani volontari provenienti da tutti Italia.

 “Siamo venuti a Sessa Aurunca proprio per capire cosa è accaduto – ha commentato il senatore Gaetti –  accenderemo i riflettori su questa vicenda.  Porterò a conoscenza  della Commissione le cose che ho visto qui e, soprattutto, chiederò conto delle indagini alle forze dell'ordine e ai magistrati che si stanno occupando del caso”.

Il senatore Gaetti con AntonioPicascia
Il vice presidente della Commissione Antimafia  nel corso della sua visita si è recato anche presso la Cleprin, la fabbrica di detersivi ecologici, che dista pochi chilometri da Maiano, e che proprio un anno fa, nella notte tra il 23 e il 24  luglio 2015, fu quasi interamente distrutta da un incendio. Il senatore è stato accolto dai due titolari della fabbrica, Antonio Picascia e Franco Beneduce, che  dopo pochi mesi, hanno rimesso in piedi la struttura e continuano a dare lavoro a più di trenta famiglie. “Anche qui – ha ricordato Antonio Picascia – le indagini sono ferme. Si rischia veramente di mandare messaggi negativi verso l’esterno.  Se non c’era una rete di protezione fatta di associazioni e quella del consorzio della Nuova Cooperazione Organizzata, non ce l’avremmo fatta. Ci hanno sostenuto, aiutato, e soprattutto ci hanno dato la forza per reagire. E oggi siamo ripartiti meglio di prima, anche se i problemi non mancano”.


Da sinistra Franco Beneduce, Antonio Picascia e il senatore Gaetti
"Oggi ho preso atto che in queste terre  esiste  anche una realtà economica che ha bisogno di una rete di sostegno - ha detto  Gaetti a conclusione della visita - Mi impegnerò per far conoscere i prodotti che realizza la cooperativa, "Al di là dei sogni" e il Consorzio NCO che sono ottimi non solo dal punto di vista della qualità, ma sono  anche prodotti eticamente sostenibili”..

sabato 11 aprile 2015

UMBERTO AMBROSOLI A CASAL DI PRINCIPE. "SONO QUI PER SOSTENERE IL PERCORSO DEI CASALESI ONESTI"

Renato Natale e Umberto Ambrosoli
“Sono qui per sostenere il percorso di rinascita dei casalesi onesti. Quelli che vogliono ricostruire il proprio paese dopo la “dominazione della camorra”, quelli che hanno la consapevolezza che c’è qualcosa dalla quale ci si deve staccare, per chiudere con il  passato”. Umberto Ambrosoli, avvocato milanese, figlio di Giorgio, ucciso a Milano dalla mafia l'11 luglio del 1979, parla di responsabilità sociale. Lo fa nel teatro della legalità di Casal  di Principe, sorto su un bene confiscato a Francesco Schiavone, Sandokan. Ambrosoli è qui per sostenere il percorso culturale che porterà gli Uffizi di Firenze, il 21 giugno prossimo, nella città di don Peppe Diana, con la mostra “La Luce vince l'ombra”. Un’iniziativa maturata nell’ambito  del progetto “R_Rinascita” di Fiba Social Life e del centro studi sociali contro le mafie, Progetto San Francesco, diretto da Alessandro De Lisi.

Sul palco del teatro della legalità, coordinati dalla giornalista Tina Cioffo, oltre ad  Ambrosoli, ci sono il sindaco, Renato Natale, il Prefetto di  Caserta Carmela Pagano, Giacinto Palladino presidente di Fiba Social Life. Il sindaco Natale, parla della selezione che proprio in questi giorni è in atto per  scegliere 40 giovani “ambasciatori della Rinascita”. Saranno le guide per accogliere i visitatori della mostra e dovranno raccontare a tutti quelli che arriveranno a Casale, le sfide vinte contro la camorra, i danni del territorio causati dagli interessi dei clan, le eccellenze agroalimentari e storiche della comunità, senza censure e senza timori.  Gli “ambasciatori” saranno impegnati per tutto il periodo della mostra, dal 21 giugno al 21 ottobre. 

Umberto Ambrosoli e Tina Cioffo
“Stiamo cercando di fare una rivoluzione con le opere d’arte, ma per noi le opere d’arte più importanti sono le persone -  ha detto il sindaco Renato Natale – La selezione dei volontari che sta avvenendo in questi giorni, è uno degli esempi di come una comunità particolare stia facendo in percorso nuovo. I ragazzi arrivano con nuove idee per partecipare ad un processo di rinascita. Hanno l’orgoglio di essere casalesi e lo fanno nel nome di don Diana”.

Un percorso sostenuto anche dal Prefetto che valuterà ulteriormente i prescelti, dal punto di vista “dell’antimafia”, perché nel bando emanato è indicato che non dovranno avere parenti coinvolti nelle file della camorra.

“Questa iniziativa – ha ricordato Giacinto Palladino, presidente di Fiba Social Life – nasce dall’incontro tra Antonio Natali, direttore degli Uffizi di Firenze e Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, che si sono trovati insieme a Firenze in un giorno di ottobre del 2014. In quella sede nacque una bella sfida da proporre al paese, che noi abbiamo raccolto”

“Con la mostra degli Uffizi  - ha sostenuto Umberto Ambrosoli rivolgendosi al numeroso pubblico presente – avete trovato il modo di dare un valore aggiunto al percorso di rinascita. Ma è sulla responsabilità sociale che voglio riflettere insieme a voi.”

E così ha raccontato una storia. Una storia esemplare. Quella dell’avvocato  Fulvio Croce, ucciso a Torino dalle Brigate Rosse  il 29 aprile del 1977. Una storia paradigmatica di ciò che sta accadendo a Casal di Principe, ma anche una riflessione sulla libertà, sulla paura e sulla possibilità di reagire da parte dei cittadini  esercitando, appunto, la responsabilità sociale.

Ha ricordato di come Fulvio Croce, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino, non si sottrasse alla sua responsabilità di fronte alle minacce delle Brigate Rosse che non volevano far celebrare il processo a carico del nucleo storico della BR. E per questo fu ucciso, ma prima convinse gli avvocati ad accettare la difesa d’ufficio dei brigatisti.

“Chiamato a quella prova nell’interesse di tutti, Fulvio Croce aveva vissuto la propria responsabilità professionale anche nei confronti della famiglia e nei confronti dei figli.  Ma aveva vissuto il proprio ruolo nella società.  E’ una storia che segna  il senso, il valore della responsabilità di ciascuno di noi – ha sottolineato l’avvocato milanese -  E ci insegna che quando siamo liberi, possiamo essere responsabili, possiamo vivere. Altrimenti possiamo solo esistere e sopravvivere”.


Alessandro De Lisi
“Se dovessi usare una metafora, direi che Casal di Principe è una fabbrica – ha concluso Alessandro De Lisi, direttore del centro studi sociali contro le mafie -    Quello che sta accadendo da qualche mese a questa parte a Casal di Principe, è qualcosa di particolare che paragonerei ad una fabbrica. Una fabbrica costruita,  attrezzata, idealizzata per riparare i danni fatti dalla camorra in tutti questi anni. Qui le persone per bene, hanno dovuto nascondere la propria identità di casalesi, dicendo di essere casertani per non subire l’apartheid.  Ora ci sono tutti gli elementi per ricostruire il patto di fiducia non solo tra cittadini e istituzioni, ma addirittura per ricostruire  la speranza e la fiducia nei confronti delle parole che qui sono state malversate”. 

sabato 17 gennaio 2015

"LUCI DI SPERANZA" DA CASAL DI PRINCIPE AL FESTIVAL DI SANREMO


Le “luci di speranza” da Casal di Principe al Festival di Sanremo. Il progetto nato da un’idea dell’artista Giovanni Pirozzi, che ha fatto rivivere sotto altre forme migliaia di bottiglie di plastica nel periodo delle festività natalizie,  avrà un suo spazio  a “casa Sanremo” nei giorni del festival della canzone italiana, dal  10 febbraio al 16 febbraio. Due le opere che verranno installate nella struttura che ospiterà il “dopo festival” che saranno realizzate ex novo e che saranno inaugurate già l’8 di febbraio. “E’ un’opportunità importante che viene data al nostro territorio che si sta riscattando da un passato ingombrante  – afferma Giovanni Pirozzi    –  e ci aiuterà anche a far riscoprire la bellezza delle nostre terre”.

Giovanni Pirozzi
Da alcuni giorni Pirozzi  è al lavoro con alcuni suoi collaboratori nello stesso cantiere dove sono state realizzate  le “Luci di speranza” installate tra Casal di Principe, San Cipriano di Aversa e Casapesenna dall’8 dicembre al 6 gennaio scorso e che hanno visto come protagonisti 800 volontari di 35 associazioni locali, insieme a molte scuole del territorio, impegnati per almeno otto mesi di lavoro. Dalle loro mani sono uscite bottiglie di plastica trasformate in  alberi natalizi, uccelli, fiori, mani giganti, renne. Un progetto promosso, tra gli altri, dal “Comitato don Peppe Diana”  e dalla Fondazione “Mario Diana”, dedicata ad una vittima innocente di camorra.


Per realizzare le nuove opere Pirozzi ha già fatto arrivare nel cantiere le prime quattromila bottiglie di plastica che cominceranno a prendere nuove forme nei primi giorni della prossima settimana. Una delle opere sarà un omaggio ai giornalisti de settimanale francese “Charlie Hebdo”, uccisi il 7 gennaio scorso da due integralisti islamici  e sarà installata nell’atrio di “Casa Sanremo”, nella sala stampa che ospiterà tutti i giornalisti che seguiranno il festival. L’altra opera avrà come soggetto un tema musicale e  sarà installata insieme ad analoghe  strutture  realizzate con materiale riciclato da giovani che hanno partecipato al progetto socio ambientale: “Dalla munnezza alla bellezza”, promosso  dalla Fondazione “Mario Diana”, e sponsorizzato a Sanremo dal Segretariato Sociale della Rai. A Giovanni Pirozzi  sarà assegnato un riconoscimento a  “Casa  Sanremo” il 14 febbraio, per il progetto “Luci di Speranza” realizzato a Casal di Principe.

martedì 14 ottobre 2014

CASAPESENNA. MINACCIARONO L'EX SINDACO GIANNI ZARA. COMINCIA IL PROCESSO. IL BOSS MICHELE ZAGARIA ANNUNCIA DICHIARAZIONI SPONTANEE

Fortunato Zagaria
Si è conclusa  poco dopo mezzogiorno la prima udienza del processo  a carico di  Fortunato Zagaria, l’ex sindaco di Casapesenna e del consigliere comunale dello stesso Comune, Luigi Amato. Sono entrambi accusati, insieme al boss Michele Zagaria, di violenza privata, aggravata dal metodo mafioso, nei confronti dell'ex sindaco Giovanni Zara. I fatti risalgono al 2008, quando l’allora sindaco Zara  fu consigliato di non partecipare ad iniziative pubbliche contro la camorra. La cosa non era gradita al capoclan Michele Zagaria, arrestato in un covo a cinque metri sotto terra il 7 dicembre del 2011. 

Secondo l‘accusa, Fortunato Zagaria e Luigi Amato, erano latori di un messaggio del boss che lo invitata anche a “non rendere pubbliche dichiarazioni o interviste ai giornali di elogio o solidarietà alle forze dell'ordine in occasione di arresti di latitanti". Contro Fortunato Zagaria ci sono anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. In particolare quelle di Roberto Vargas il quale  sostiene che sarebbe stato "un pupazzo" nella mani del boss”. Nel corso delle varie udienze saranno ascoltati anche  Antonio Iovine, ex boss del clan, e alcuni fedelissimi di Zagaria, come Attilio Pellegrino e Massimiliano Di Caterino. 


Gianni Zara
La seconda sezione, collegio C, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da  Maria Chiara Francica, ha ammesso in aula le telecamera della Rai, per la ripresa delle  udienze del processo, anche se il boss Michele Zagaria, collegato in videoconferenza dal Carcere di Opera di Miliano,  ha chiesto invece di non essere ripreso. Michele Zagaria ha anche dichiarato “per quanto mi riguarda questo processo non sta né in cielo, né in terra”, annunciando di voler fare dichiarazioni spontanee nel corso delle successive udienze. C’è stata anche la costituzione di parte Civile del Comune di Casapesenna, attraverso il legale   Vincenzo Cirillo. Cosa che la neo amministrazione comunale, presieduta dal Sindaco Marcello De Rosa, nei mesi scorsi non aveva dato affatto per scontato.  Evidentemente le sollecitazioni pubbliche e le critiche, arrivate da più parti, hanno sortito il loro effetto. Le altre parti civili ammesse, oltre a Giovanni Zara in qualità di parte offesa, sono la Fai (Federazione Italiana Antiracket) e il “Comitato don Peppe Diana”. Il processo è stato rinviato all’11 novembre prossimo.

martedì 30 settembre 2014

"POTERI INVISIBILI" IL LIBRO DI DON MARCELLO COZZI, SVELA IL COMPLOTTO CONTRO DE MAGISTRIS

"La condanna di questi giorni contro Luigi De Magistris, fa parte di un complotto che viene da lontano”.  Ne è convinto don Marcello Cozzi, vice presidente nazionale dell’associazione Libera e autore del libro “Poteri Invisibili. Viaggio in Basilicata, tra affari, mafie, omicidi e verità sepolte” (Melampo editore), presentato alla Feltrinelli di Caserta. Il volume, in distribuzione dal mese di giugno, racconta storie di una delle regioni più povere d’Italia, in cui sono coinvolti politici, istituzioni, massoneria, mafia e magistrati. Storie che si intrecciano con casi di cronaca molti noti, come quello di Elisa Claps e dei “fidanzati di Policoro” “Storie coperte da una struttura molto ben oleata che entra in campo quando si tratta di coprire fatti imbarazzanti per la borghesia locale”. Struttura che vede coinvolti il potere a tutti i livelli, compresi molti magistrati, esponenti delle forze dell’ordine,  politici, mafiosi, preti  e massoni, molti dei quali finiti nelle inchieste di De Magistris (“Poseidone” – “Toghe lucane” e “Why Not”).


 “Ed è proprio nell’inchiesta “Poseidone”, condotta da De Magistris  che c’è prova di questo complotto” dice don Marcello Cozzi.  “De Magistris ha avuto il merito di  vedere lontano. Magari  alcuni comportamenti delle persone coinvolte non sono penalmente rilevanti, ma lo scenario che viene fuori da questa struttura di potere che si muove nell’ombra, è inquietante” – afferma il vice presidente di Libera – prova ne sono le parole dell’ex presidente della Regione Calabria, Chiaravalloti che  al telefono con la sua segretaria, Giovanna Raffaelli, dopo una serie di perquisizioni predisposte da De Magistris, dice parole che alla luce di quello che è accaduto in questi giorni sono davvero preoccupanti”.

“Al telefono è incontenibile, scatenato – scrive don Cozzi nel libro – A De Magistris non lo chiama mai per nome, lo definisce “poverino”, “pagliaccio”; “questa gliela faremo pagare”. Vedrai, passerà gli anni suoi a difendersi”. Ma “le minacce” di Chiaravalloti non sono finite. “Qualche giorno dopo – scrive ancora Don Marcello Cozzi nel suo libro -  sempre con la segretaria che cerca di placarlo, è ancora più duro: “lo dobbiamo ammazzare… no, gli facciamo le cause civili per il risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla camorra napoletana”. La raffaelli è imbarazzata, teme di essere intercettata e cerca di frenarlo: “ma non dirlo neanche per scherzo, per carità di Dio! Mettiti nei panni di chi è costretto ad ascoltarci…” “poverino”, ribatte Chiaravalloti, “è bene che sappia queste cose, la cosa bella è che abbiamo detto tutto alla luce del sole… saprà con chi ha a che fare, mi auguro che qualcuno ascolti e glielo vada a riferire…” infine, confondendo Archimede con Newton: “c’è quel principio… quella sorta di Archimede… che ad ogni azione corrisponde una reazione… e mo’ siamo così tanti ad aver subito l’azione, che, quando esploderà, la reazione sarà adeguata”. “La struttura che si muove nell’ombra – afferma don Cozzi – continua ad operare con l’obiettivo di spazzare tutti gli ostacoli che incontra sul proprio cammino”.

lunedì 19 maggio 2014

CONDANNATO A DICIOTTO MESI SINDACO DI SANT'ARPINO, EUGENIO DI SANTO. AVEVA CHIESTO A IMPRENDITORE UN BRACCIALETTO CON DIAMANTI

Eugenio Di Santo
Un anno e sei mesi. Questa la condanna comminata stamani ad Eugenio Di Santo, sindaco di Sant’Arpino, da parte del tribunale di Napoli Nord. Di Santo, che è agli arresti domiciliari dal 21 dicembre scorso, ha chiesto tramite i suoi avvocati  Giuseppe Stellato e Raffaele Costanzo, di poter essere giudicato con il rito abbreviato. Il collegio presieduto dal giudice Alberto Maria Picardi, ha accolto la richiesta di patteggiamento. Richiesta a cui non si è opposto il Pm, Simone Roxas.

La vicenda che ha portato agli arresti il primo cittadino di Sant’Arpino è cominciata ad ottobre 2013, dopo  che la  società “Marty srl” di Lusciano si è aggiudicata la gara per il servizio mensa nelle scuole d’infanzia del Comune, per un importo di 170mila euro. Il sindaco, Eugenio Di Santo, siamo alla fine di ottobre, contatta il titolare della ditta con il pretesto di risolvere il problema di alcuni bambini affetti da celiachia. 

In realtà il primo cittadino chiede a Mottola di poter avere in regalo un braccialetto del tipo tennis corredato da diamanti. Un regalo del valore di circa tremila euro. Il sindaco, in alternativa, chiede di poter avere la somma  in denaro direttamente nelle proprie mani. Sostiene di doverne fare un regalo ad un fantomatico giudice.  L’imprenditore prende tempo. Ma  il sindaco di Sant’Arpino insiste. Così il primo novembre il titolare della “Marty srl”, si reca dai carabinieri di Lusciano e denuncia tutto. E non è la prima volta che Mottola si rivolge ai carabinieri per difendersi da richieste estorsive. Da quel momento in poi vengono disposte le intercettazioni nei confronti del  sindaco.

E quello che viene registrato dai carabinieri è inequivocabile. “Devi lavorare in prospettiva, in prospettiva per la gara dell’anno prossimo” dice il primo cittadino all’imprenditore. “Io ti dissi massimo due, due e cinque – insiste il sindaco – ma tu li puoi dare pure a me e glielo vado a prendere io, cioè se tu hai problemi su come devi fare e chi li deve prendere”. “In contanti” risponde l’imprenditore. “eh, eh vedo io di prendergli una cosa intorno a questi due e cinque – specifica ulteriormente il sindaco – cioè risparmi, non è che, io non ti voglio far spendere quattro cinquemila euro, figurati un poco”.

Nell’udienza di stamani Di Santo si è dichiarato colpevole del reato di cui era accusato, vale a dire la tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Di Santo, che attualmente è sospeso dalla carica di Sindaco, ha avuto la pena sospesa, ma a condizione che vengano pagati i danni morali, all'imprenditore Francesco Mottola, che lo ha denunciato, ed al Comune di Sant'Arpino. Danni quantificati in 2.500,00 euro ciascuno e che devono essere pagati entro 30 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza. 

mercoledì 30 aprile 2014

"E' UN MASCHIO" FORZA ITALIA CERCA DI CONTESTARE LA SUA CANDIDATURA - MA LEI, LAURA MATRONE, 42 ANNI, CANDIDATA COL PD DI CASTEL VOLTURNO, E' DONNA DAL 2002

LAURA MATRONE
“L’hanno informato male. Sono una donna a tutti gli effetti dal 2002”. Laura Matrone, 42 anni, candidata alle amministrative nel Pd di Castel Volturno, a sostegno del candidato sindaco Dimitri Russo, sorride quando viene a sapere delle contestazioni sollevate da Cesare Diana, candidato sindaco di Forza Italia, che la considera ancora un uomo, nonostante sia stata sposata civilmente. “Volevano tentare di far ricusare la lista per  mancanza di quote femminili  - spiega Laura – poi si sono accorti in tempo dell’errore e hanno desistito”. Operatrice per una cooperativa sociale, ma artista da sempre, Laura accetta di parlare mentre sta provando uno spettacolo in un locale, “la Napoli popolare”,  di Castel Volturno, gestito da due suoi amici, Toni e Rosario, che convivono da un bel po’. 

Laura si racconta: “Sono originaria di Napoli, ma vivo a Castel Volturno da quando avevo 14 anni. Nel 2002 mi sono operata e ho cambiato i connotati all’anagrafe. Ho fatto il primo intervento per cambiare sesso a Napoli tramite l’Asl, gratuitamente. Lo consente  una legge del 1984. La mia famiglia  all’inizio è stata un po’ titubante – ricorda Laura scuotendo la testa e agitando i suoi capelli bagnati dalla pioggia incrociata prima di entrare nel locale -  I miei genitori all’inizio non capivano. Appartengono ad un’altra generazione. Però poi i miei familiari me li sono ritrovati  sempre al mio fianco, specie mia sorella, mio fratello e i miei nipoti”.

E da ragazzo che cosa facevi? “Ho frequentato l’Istituto d’Arte. Mi sono specializzata nella lavorazione della ceramica, l’unico materiale che non conoscevo come metterci le mani, visto che dipingo su qualsiasi tipo di superficie. Tutta l’adolescenza l’ho trascorsa qui”. Laura, però, non accetta di dire come si chiamava nella vita precedente, quand’era ancora un ragazzo. “Sono laura, sono una persona. Non c’è bisogno di mettere continuamente un timbro dietro le spalle per dire chi ero. Sono una persona. Con una faccia, con due gambe, due braccia. Mi sono sposata e separata legalmente. Sono una donna normalissima che non ha mai avuto nessuna difficoltà di inserimento nella vita sociale. Ho insegnato arti marziali alla Nato. Sono stata due volte campionessa mondiale di taekwondo e undici volte campionessa europea. Ma dal 1990 faccio spettacolo, mi occupo di canto, teatro, televisione, di pubbliche relazioni”.


Laura torna poi ai motivi per i quali si è candidata alle amministrative. “So bene cosa significa vivere da queste parti. Se sei un turista la prima cosa che noti sul territorio è la prostituzione di ragazze che sono costrette a stare sul marciapiede, per tanti motivi. Esattamente come è costretta a fare anche una persona transessuale che non trova lavoro. Questo è un territorio che nasconde tutto ciò che è illegale. Ma le esigenze dei cittadini di Castel Volturno sono quelle di superare queste emergenze. Con la mia presenza stiamo cercando di  dare un’apertura mentale e aiutare anche tutte quelle persone che vogliono essere se stesse e che forse hanno paura a mostrarsi per quello che sono veramente. Conoscere, informare, responsabilizzare, insieme a tanta legalità, sono le nostre parole d’ordine. Daremo il nostro contributo e spero tanto che possa essere eletto il mio candidato sindaco, perché i miei amici  - dice mentre guarda Toni e Rosario  - saranno la prima coppia ad unirsi con il registro delle unioni civili”.