mercoledì 30 aprile 2014

"E' UN MASCHIO" FORZA ITALIA CERCA DI CONTESTARE LA SUA CANDIDATURA - MA LEI, LAURA MATRONE, 42 ANNI, CANDIDATA COL PD DI CASTEL VOLTURNO, E' DONNA DAL 2002

LAURA MATRONE
“L’hanno informato male. Sono una donna a tutti gli effetti dal 2002”. Laura Matrone, 42 anni, candidata alle amministrative nel Pd di Castel Volturno, a sostegno del candidato sindaco Dimitri Russo, sorride quando viene a sapere delle contestazioni sollevate da Cesare Diana, candidato sindaco di Forza Italia, che la considera ancora un uomo, nonostante sia stata sposata civilmente. “Volevano tentare di far ricusare la lista per  mancanza di quote femminili  - spiega Laura – poi si sono accorti in tempo dell’errore e hanno desistito”. Operatrice per una cooperativa sociale, ma artista da sempre, Laura accetta di parlare mentre sta provando uno spettacolo in un locale, “la Napoli popolare”,  di Castel Volturno, gestito da due suoi amici, Toni e Rosario, che convivono da un bel po’. 

Laura si racconta: “Sono originaria di Napoli, ma vivo a Castel Volturno da quando avevo 14 anni. Nel 2002 mi sono operata e ho cambiato i connotati all’anagrafe. Ho fatto il primo intervento per cambiare sesso a Napoli tramite l’Asl, gratuitamente. Lo consente  una legge del 1984. La mia famiglia  all’inizio è stata un po’ titubante – ricorda Laura scuotendo la testa e agitando i suoi capelli bagnati dalla pioggia incrociata prima di entrare nel locale -  I miei genitori all’inizio non capivano. Appartengono ad un’altra generazione. Però poi i miei familiari me li sono ritrovati  sempre al mio fianco, specie mia sorella, mio fratello e i miei nipoti”.

E da ragazzo che cosa facevi? “Ho frequentato l’Istituto d’Arte. Mi sono specializzata nella lavorazione della ceramica, l’unico materiale che non conoscevo come metterci le mani, visto che dipingo su qualsiasi tipo di superficie. Tutta l’adolescenza l’ho trascorsa qui”. Laura, però, non accetta di dire come si chiamava nella vita precedente, quand’era ancora un ragazzo. “Sono laura, sono una persona. Non c’è bisogno di mettere continuamente un timbro dietro le spalle per dire chi ero. Sono una persona. Con una faccia, con due gambe, due braccia. Mi sono sposata e separata legalmente. Sono una donna normalissima che non ha mai avuto nessuna difficoltà di inserimento nella vita sociale. Ho insegnato arti marziali alla Nato. Sono stata due volte campionessa mondiale di taekwondo e undici volte campionessa europea. Ma dal 1990 faccio spettacolo, mi occupo di canto, teatro, televisione, di pubbliche relazioni”.


Laura torna poi ai motivi per i quali si è candidata alle amministrative. “So bene cosa significa vivere da queste parti. Se sei un turista la prima cosa che noti sul territorio è la prostituzione di ragazze che sono costrette a stare sul marciapiede, per tanti motivi. Esattamente come è costretta a fare anche una persona transessuale che non trova lavoro. Questo è un territorio che nasconde tutto ciò che è illegale. Ma le esigenze dei cittadini di Castel Volturno sono quelle di superare queste emergenze. Con la mia presenza stiamo cercando di  dare un’apertura mentale e aiutare anche tutte quelle persone che vogliono essere se stesse e che forse hanno paura a mostrarsi per quello che sono veramente. Conoscere, informare, responsabilizzare, insieme a tanta legalità, sono le nostre parole d’ordine. Daremo il nostro contributo e spero tanto che possa essere eletto il mio candidato sindaco, perché i miei amici  - dice mentre guarda Toni e Rosario  - saranno la prima coppia ad unirsi con il registro delle unioni civili”.

martedì 1 aprile 2014

UN PARCHEGGIO SOTTERRANEO AL POSTO DI UNO DEI TORRIONI DEL MASCHIO ANGIOINO

Il Maschio Angioino
E’ una storia di burocrazia e corruzione. E’ una storia tra l’ignominia e la saccenza, mescolata all’ignoranza. Una di quelle che, a voler prendere in prestito le parole di Fabrizio De André, doveva essere “una storia da dimenticare, una storia da non raccontare, una storia  un po’ complicata, una storia sbagliata”. Proprio per questo abbiamo deciso di renderla pubblica, nonostante i “consigli e gli avvertimenti” di persone che nei giorni scorsi hanno caldeggiato il silenzio su questa assurda vicenda. Ma al punto in cui siamo arrivati non si può tacere. Di più. Prima di scrivere questo articolo, abbiamo consegnato tutti documenti in nostro possesso ai magistrati della Procura di Napoli che indagheranno e faranno luce su tutto ciò che stiamo per raccontare. 

La storia viene da lontano. Ha inizio durante la giunta di Maurizio Valenzi. O, per meglio dire, negli uffici del Commissario Straordinario per la ricostruzione del dopo terremoto del 23 novembre 1980 di cui era responsabile Valenzi. E’ un architetto napoletano a partorire l’iniziativa, Ciro Scognamiglio. Il giovane professionista, che all’epoca aveva 34 anni, propone al Commissario Valenzi un progetto per la realizzazione di alloggi popolari nel fossato del Maschio Angioino. Valenzi da uomo di cultura e artista eclettico, bollò l’idea come  “un’inutile follia”. Il progetto, però, fu presentato ugualmente perché nessuno si preoccupò di comunicare il diniego espresso dal Commissario Straordinario per la ricostruzione all’architetto Scognamiglio.  

Passarono alcuni anni e nel 1984, col cambio della guardia al Comune, cambiarono molti dei funzionari nella struttura Commissariale. L’architetto Scognamiglio ritornò alla carica e chiese ai nuovi funzionari che fine avesse fatto il suo progetto. La risposta fu più o meno la stessa: “E’ una follia”. Ma a quel punto il professionista pretese di essere pagato il suo lavoro. La vertenza andò avanti per alcuni anni, finché Ciro Scognamiglio non si rivolse alla magistratura per ottenere il compenso richiesto, che all’epoca era di 150 milioni di lire, più il pagamento degli oneri della cassa di previdenza per gli architetti. Il pagamento avvenne materialmente due anni dopo, ma la realizzazione dell’idea progettuale  rimaneva pur sempre “un’inutile follia”.  Per anni quel progetto è rimasto chiuso in uno degli armadietti degli uffici del Commissariato per la Ricostruzione, fino a quando un funzionario del dipartimento “Sisma 1980”, che nel frattempo è diventata una struttura assorbita dal Comune di Napoli, non riesumò quell’idea e, invece degli alloggi popolari, volle farne dei parcheggi. 

L’ingegner Gennaro Esposito, funzionario responsabile della struttura, convocò all’inizio del mese di maggio del 2002 l’architetto  Scognamiglio nei suoi uffici e gli propose di modificare il progetto per realizzare un parcheggio sotterraneo proprio sotto il torrione lato Nord del Maschio Angioino. A Scognamiglio, però, non fu data alcuna indicazione di quanti parcheggi realizzare. Il progetto si arenò per un periodo, anche perché nel frattempo l’ingegnere Esposito era andato in pensione. Scognamiglio non trovò interlocutori interessati e nessuno degli altri funzionari era motivato a portare avanti l’idea del parcheggio sotterraneo. Però, anche stavolta, Ciro Scognamiglio, giocando sul fatto che un incarico l’aveva ricevuto, il 7 giugno del 2004 consegnò nell’ufficio protocollo del comune il suo progetto. Agli elaborati fu assegnato il numero di protocollo 37.265. Anche in questo caso il progetto è rimasto lettera morta e affossato in uno degli armadietti nell’ufficio tecnico del Comune di Napoli, fino a quando Ciro Scognamiglio non è tornato alla carica per essere liquidato per il suo nuovo lavoro. Stavolta, però, la strada è risultata più complicata.  Scognamiglio si rivolge nuovamente alla magistratura per ottenere circa 90 mila euro. Anche in questa occasione le sue ragioni prevalgono grazie a qualche complicità nella struttura dirigenziale. Ma le difficoltà finanziarie del Comune non permettono la liquidazione materiale del compenso dovuto. 

Tre anni dopo Scognamiglio muore per un tumore al colon retto  e la liquidazione a tutt’oggi è ancora in sospeso. Nessuno più l’ha rivendicata.  Il progetto, nel frattempo, è rimasto fermo in qualche cassetto degli uffici comunali. Passano tre anni e al funzionario Lucio Perretta, viene l’idea di tirare fuori il progetto di Scognamiglio e di  inserirlo nel piano triennale dei lavori pubblici che saranno finanziati in parte con fondi regionali in parte con i fondi Fers. Il progetto, di circa 120 milioni di euro, viene approvato dall’attuale Giunta Comunale a “scatola chiusa”, come si fa spesso negli Enti Locali, sulla base delle proposte e delle relazioni dei funzionari comunali. Ma, esattamente una settimana fa, il coordinatore dell’ufficio urbanistica tira fuori il progetto e comincia ad esaminarlo nei particolari e scopre che per la realizzazione del parcheggio sotterraneo è previsto l’abbattimento del torrione Nord del Maschio Angioino. Apriti cielo.  Vanno tutti nel panico. “Possibile che nessuno se n’è accorto?” Si domandano i funzionari? Il bello è che il progetto è stato finanziato e farà parte del bando di gara che verrà pubblicato il 3 aprile. Una procedura che è più facile mandare avanti che fermare, perché rientra nella “procedura europea d’urgenza”. 

E’ un treno in corsa che potrà solo andare a sbattere da qualche parte. Insomma quel torrione del Maschio Angioino è probabile che andrà giù. Il sindaco, appena appresa la notizia,  è sembrato cadere dalle nuvole. L’assessore ai lavori pubblici non ne parliamo. Gli altri assessori non sono da meno: “Qualcuno ci ha ingannati su questa vicenda”. E i funzionari? e il segretario comunale? come hanno fatto a cadere in questa trappola? E la Soprintendenza ai monumenti? Sembra incredibile che un  progetto nato in maniera surreale abbia potuto produrre tanti effetti e fare tanti danni superando tutti i controlli possibili e immaginabili. Tutti ingenui? Tutti innocenti o hanno chiuso gli occhi per via di quelle somme così alte per la realizzazione del parcheggio? E’ possibile che dietro queste “disattenzioni” ci siano connivenze a vari livelli? Ora su questa vicenda farà luce la magistratura. Chi la prenderà a ridere, e non sarà l’unico, sarà Ciro Scognamiglio, che nel suo loculo al Cimitero di Napoli si starà sbellicando dalle risate su “un’inutile follia”.


OVVIAMENTE E' UN PESCE D'APRILE