domenica 15 dicembre 2013

MARCIA DELLA PACE A CASERTA CON NOGARO, BETTAZZI E SPINILLO

Raffaele Nogaro, Luigi Bettazzi e Angelo Spinillo
Tre vescovi in marcia per la pace. Raffaele Nogaro, Angelo Spinillo e Luigi Bettazzi, nel pomeriggio di domenica hanno partecipato alla marcia indetta dal Comitato “Caserta Città di Pace”, un appuntamento che si rinnova da diciannove anni. Insieme ai tre prelati, tantissimi giovani scout  e il popolo della pace formato da militanti di associazioni, comunità cattoliche, giovani dei centri sociali e comunità degli immigrati che da sempre hanno sostenuto l’iniziativa voluta da Nogaro nel 1994 per far crescere anche a Caserta la cultura della pace. Il vescovo emerito di Caserta, applauditissimo dai presenti, ha voluto essere presente in chiesa seduto tra i banchi, prima della partenza,  nonostante i problemi di salute. “Qui non sono si trova solo il bel sole che splende ogni giorno – ha detto Nogaro  rivolgendosi “al suo popolo” nella chiesa della Cattedrale gremita -  ma qui si trova anche il sole dei cuori che è veramente un tranquillante continuo per la nostra vita”.

“Quest’anno la marcia cade proprio nel giorno della sepoltura della salma di un uomo come Nelson Mandela – ha spiegato don Nicola Lombardi, prima del corteo per le strade cittadine – e forse non è un caso – ha aggiunto -  con questa ennesima marcia ribadiamo il nostro no ad ogni forma di violenza e di guerra, ad ogni forma di violenza contro l’ambiente e ad ogni forma di discriminazione  che si consuma all’interno delle mura domestiche”.
 

Monsignor Luigi Bettazzi
Monsignor Angelo Spinillo, amministratore apostolico pro tempore della diocesi di Caserta, ha salutato i partecipanti alla marcia, auspicando “Che la manifestazione sia vissuta come una festa e, soprattutto, che la pace la si chieda tutti i giorni”.
 

La drammatica  testimonianza di un giovane afgano che ha lasciato il proprio paese  martoriato dalla guerra e di una ragazza scout che ha parlato contro la violenza sulle donne, hanno anticipato l'intervento dell'ex vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi che, a novant’anni suonati, è ancora in attività nell’associazione Pax Christi, dove ricopre il ruolo di vice presidente  internazionale.  "La forma più grande di violenza  è la guerra - ha detto Bettazzi -  Con i mezzi di distruzione che ci sono, ritenere che la guerra possa sviluppare la giustizia e la pace, è fuori dalla ragione. C’ un solo modo per mettere fine alla guerra – ha insistito il vice presidente internazionale di Pax Christi: “Smettere di costruire le armi, come sostenevano i vescovi giapponesi già molti anni fa. Perché quando le armi sono fatte, poi bisogna provarle". E ha concluso: "Non è vero il detto che se si  vuole la pace devi preparare la guerra. Chi vuole la pace deve preparare la pace”. Prima dell'inizio del corteo,  i vigili urbani hanno sequestrato in chiesa un cartello esposto nel banco dell’ultima fila. ritenendolo offensivo verso il primo cittadino, anch’egli presente alla marcia. C'era scritto: “Pace è legalità e partecipazione. Invece il sindaco del Gaudio vende la tua acqua”. A nulla sono valse le proteste delle associazioni che lo hanno esposto e neppure di don Nicola Lombardi, tra i promotori della marcia, per riaverlo indietro.

lunedì 2 dicembre 2013

"TRENTAMILA TUMORI IN PROVINCIA DI CASERTA IN SETTE ANNI" LA DENUNCIA DEI MEDICI PER L'AMBIENTE

Gaetano Rivezzi
“Negli anni dal 2005 al 2012 sono stati 29.619 i casi di tumore accertati in provincia di Caserta”. Gaetano Rivezzi, pediatra e  responsabile regionale della Campania dei Medici per l’Ambiente, snocciola i dati nella sede Asl di Frattamaggiore, con l’aiuto di una lavagna luminosa nel corso di un incontro tra i medici dell’associazione che presiede. “Questi numeri  - spiega Rivezzi - sono stati ottenuti elaborando dati che ci ha fornito il ministro della salute, Renato Balduzzi, e che riguardano i tumori degli ultimi undici anni in tutta Italia, dal 2001 al 2011 per tutte le patologie.  I dati del ministero hanno origine dalla Scheda di dimissione ospedaliera (Sdo). La scheda è lo strumento di raccolta delle informazioni relative ad ogni paziente dimesso dagli istituti di ricovero pubblici e privati in tutto il territorio nazionale. Li abbiamo incrociati con i nostri dati, quelli da sempre presenti nei computer dei medici di base e con l’aiuto di alcuni esperti dell’istituto di statistica di Napoli, siamo riusciti ad avere un quadro chiaro. “I tumori sulla popolazione sono quelli al seno, al colon, e alla tiroide. Mentre si nota una stabilizzazione dei tumori del testicolo. Dall’elaborazione dei dati – chiarisce Rivezzi – vengono fuori anche coloro che sono stati curati in altre regioni, ricoverati direttamente negli ospedali di Milano,  Sondrio,  Genova o  Roma. Andando nel merito, abbiamo verificato che i tumori infantili (quelli al tessuto linfatico), in una fascia di età da zero a 19 anni, su una popolazione di 206 mila persone, i tumori accertati sono circa 13 casi per ogni centomila abitanti. Poi ci sono i tumori all’encefalo. Sono  38, di cui 9 verificati  del 2009, 14 nel 2010,  11 nel 2011 e 4 nel 2012. A questi dati mancano quelli extraregionali, cioè i bambini curati fuori dalla Campania. Sappiamo, però, quanto è costato curarli. L’Asl di Caserta ha speso 5 milioni di euro solo di sanità per bambini da 0 a 14 anni.  Ma di questi fondi spesi, solo il 50% è rimasto in Campania. I restanti 2 milioni e mezzo di euro sono andati agli ospedali di Genova, Roma, Milano, ecc.”
 
Da una mappa proiettata su uno schermo gigante,  si evidenzia che i tumori cerebrali sono localizzati tutti nella fascia di confine tra Napoli e Caserta e in particolare nell’Agro aversano che è circa un terzo di tutta la popolazione della provincia.  “Nei quattro distretti di Aversa, Frignano, Casal di Principe e Gricignano - dice il dottor Gaetano Rivezzi -  si sono verificati l’80% dei tumori cerebrali.  Questo tipo di tumore – aggiunge -  è correlabile all’ambiente”.
 
Nel corso della riunione dei medici per l’Ambiente, è stato anche presentato  anche il progetto “EcoFoodFertility”. Si tratta di un  progetto nato per valutare l’impatto ambientale ed alimentare sulla funzione riproduttiva maschile. “La spermatogenesi  - spiega l’andrologo dottor Luigi Montano, che coordinerà il progetto - è un processo molto delicato. Le sostanze tossiche presenti nell’alimentazione incidono sulla formazione di spermatozoi maturi. Uno studio di Elisabeth Carlsen, del Rigshospitalet di Copenhagen, ha verificato che dal 1934 al 1990,  c’è stato un calo nella concentrazione degli spermatozoi. Si partiva da  una produzione di 166 milioni,  ridotti a 66 milioni. Uno studio del Centro di Andrologia dell’Università di Pisa del 2003, in una ricerca condotta su 10 maschi di età media sui 29 anni,  valutò come nelle aree urbane ci fosse  un indice più basso di fertilità rispetto alle aree rurali. Di tutte le aree urbane, l’indice più basso era nell’area a nord di Napoli. Oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità, indica come concentrazione in milioni/per ml di liquido seminale, una normalità di spermatozoi di  15 milioni per ml. In 70 anni c’è stato un  decremento qualitativo e quantitativo del liquido seminale e anche un decremento del volume dell’eiaculato. Oggi siamo scesi al 19% dell’eiaculato”.
 
“Le istituzioni sono latitanti – conclude Gaetano Rivezzi – L’osservatorio epidemiologico regionale è sparito. E il registro tumori stenta a partire. Siamo disponibili a essere il veicolo della prevenzione primaria per i cittadini. E per questo  ci candidiamo ad essere le sentinelle del territorio insieme alle associazioni che fanno parte del “Coordinamento della Terra dei Fuochi”. 

domenica 1 dicembre 2013

FRANCO ROBERTI (DNA) CONSEGNA IL "PREMIO LEGALITA' 2013" AL PM GIOVANNI CONZO (DDA) E ASSICURA: "PROVENZANO NON USCIRA' DAL CARCERE"

 

Il capo della DNA, Franco Roberti consegna
il "premio "legalità 2013" al sostituto Giovanni Conzo

“Provenzano non uscirà dal carcere di massima sicurezza in cui è rinchiuso, perché è ancora capace di intendere e di volere”. Lo ha affermato Il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, rispondendo ad alcuni studenti, nel corso della cerimonia  di consegna, del “Premio legalità 2013” istituito dalla Fondazione “Ignazio Milillo” e assegnato al sostituto procuratore della Dda di Napoli, Giovanni Conzo. All’iniziativa, che si è tenuta presso l’Istituto tecnico statale “Michelangelo Buonarroti” di Caserta, hanno assistito alcune centinaia di studenti,  che nell’occasione hanno incalzato i due magistrati, Roberti e Conzo, con domande  a raffica sulla mafia e la camorra. Due ore di dialogo serrato dove i ragazzi hanno cercato di saperne di più sul ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali, sui pentiti, sui giovani rampolli delle famiglie mafiose e sui collaboratori di giustizia. In prima fila anche il Questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, il comandante provinciale dei carabinieri, Giancarlo Scafuri,  ed esponenti del mondo dell’imprenditoria della provincia di Caserta.  “Provenzano è un detenuto anziano che è in una condizione di salute precaria”, ha spiegato Roberti  ad una ragazza che gli chiedeva del perché non viene liberato il vecchio capo mafia siciliano.

“Allo stato – ha aggiunto il capo della Dna -   non c’è nessuna certificazione medica che dica che Provenzano abbia perso la capacità di intendere e di volere e la capacità relazionale. Cioè la capacità di dare ordini all’esterno, per intenderci, mediante i quali continuerebbe a  gestire il suo clan. Il 41bis a questo serve, a impedire che il capo mafia continui a dare ordini e a dirigere la propria organizzazione. Nel carcere dove sta rinchiuso viene curato benissimo. Il 41bis non è una situazione talmente afflittiva da impedire le cure”. Non sono mancate domande sulle recenti dichiarazioni di Carmine Schiavone, il primo collaboratore di giustizia della camorra casalese. “Di fronte alle affermazioni di Schiavone lo Stato è impotente o ha paura?” ha domandato un ragazzo. “Questa domanda mi infastidisce perché è una generalizzazione inaccettabile” ha risposto piccato Franco Roberti.
 
“Lo Stato siamo noi. Possiamo dire che siamo impotenti o abbiamo paura?” Si è domandato retoricamente. “Diciamo piuttosto – ha precisato  -  che ci sono all’interno dello Stato, all’interno delle istituzioni, nella politica, nell’imprenditoria, all’interno delle professioni e perfino nella magistratura e negli organi di polizia, soggetti collusi, corrotti venduti, ma per favore non facciamo generalizzazioni perché c’è gente che è morta per lo Stato, e ce n’è tanta altra che continua a sacrificarsi tutti i giorni per lo Stato”. Giovanni Conzo, invece,  ha spiegato perché per i giovani è meglio scegliere le strade della legalità e non quelle che portano nelle braccia della camorra: “Ho visto ragazzi di 18 e 20 anni  dietro le sbarre. Ragazzi come voi processati qualche settimana fa.  Alcuni erano con  la testa bassa, si vergognavano. Con loro c’era il figlio del boss di Casal di Principe, Francesco Schiavone che, invece,  già si atteggiava a capetto. A me hanno tutti fatto pena. Si sono rovinati l‘esistenza. L’hanno fatto per i soldi. Ma la fine che fanno tutti è sempre la stessa: o dietro le sbarre o al cimitero”. Ed ha aggiunto: “Molte delle responsabilità sono delle mamme. Bisogna stare attenti anche al ruolo della donna. Perché se una mamma è una vera mamma, il figlio se lo tira fuori dalla camorra”. La consegna del “Premio Legalita 2013” a Giovanni Conzo da parte di Franco Roberti, ha concluso la manifestazione coordinata Giuseppe Fausto Milillo presidente della Fondazione italiana per la legalità e lo sviluppo.