domenica 1 dicembre 2013

FRANCO ROBERTI (DNA) CONSEGNA IL "PREMIO LEGALITA' 2013" AL PM GIOVANNI CONZO (DDA) E ASSICURA: "PROVENZANO NON USCIRA' DAL CARCERE"

 

Il capo della DNA, Franco Roberti consegna
il "premio "legalità 2013" al sostituto Giovanni Conzo

“Provenzano non uscirà dal carcere di massima sicurezza in cui è rinchiuso, perché è ancora capace di intendere e di volere”. Lo ha affermato Il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, rispondendo ad alcuni studenti, nel corso della cerimonia  di consegna, del “Premio legalità 2013” istituito dalla Fondazione “Ignazio Milillo” e assegnato al sostituto procuratore della Dda di Napoli, Giovanni Conzo. All’iniziativa, che si è tenuta presso l’Istituto tecnico statale “Michelangelo Buonarroti” di Caserta, hanno assistito alcune centinaia di studenti,  che nell’occasione hanno incalzato i due magistrati, Roberti e Conzo, con domande  a raffica sulla mafia e la camorra. Due ore di dialogo serrato dove i ragazzi hanno cercato di saperne di più sul ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali, sui pentiti, sui giovani rampolli delle famiglie mafiose e sui collaboratori di giustizia. In prima fila anche il Questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, il comandante provinciale dei carabinieri, Giancarlo Scafuri,  ed esponenti del mondo dell’imprenditoria della provincia di Caserta.  “Provenzano è un detenuto anziano che è in una condizione di salute precaria”, ha spiegato Roberti  ad una ragazza che gli chiedeva del perché non viene liberato il vecchio capo mafia siciliano.

“Allo stato – ha aggiunto il capo della Dna -   non c’è nessuna certificazione medica che dica che Provenzano abbia perso la capacità di intendere e di volere e la capacità relazionale. Cioè la capacità di dare ordini all’esterno, per intenderci, mediante i quali continuerebbe a  gestire il suo clan. Il 41bis a questo serve, a impedire che il capo mafia continui a dare ordini e a dirigere la propria organizzazione. Nel carcere dove sta rinchiuso viene curato benissimo. Il 41bis non è una situazione talmente afflittiva da impedire le cure”. Non sono mancate domande sulle recenti dichiarazioni di Carmine Schiavone, il primo collaboratore di giustizia della camorra casalese. “Di fronte alle affermazioni di Schiavone lo Stato è impotente o ha paura?” ha domandato un ragazzo. “Questa domanda mi infastidisce perché è una generalizzazione inaccettabile” ha risposto piccato Franco Roberti.
 
“Lo Stato siamo noi. Possiamo dire che siamo impotenti o abbiamo paura?” Si è domandato retoricamente. “Diciamo piuttosto – ha precisato  -  che ci sono all’interno dello Stato, all’interno delle istituzioni, nella politica, nell’imprenditoria, all’interno delle professioni e perfino nella magistratura e negli organi di polizia, soggetti collusi, corrotti venduti, ma per favore non facciamo generalizzazioni perché c’è gente che è morta per lo Stato, e ce n’è tanta altra che continua a sacrificarsi tutti i giorni per lo Stato”. Giovanni Conzo, invece,  ha spiegato perché per i giovani è meglio scegliere le strade della legalità e non quelle che portano nelle braccia della camorra: “Ho visto ragazzi di 18 e 20 anni  dietro le sbarre. Ragazzi come voi processati qualche settimana fa.  Alcuni erano con  la testa bassa, si vergognavano. Con loro c’era il figlio del boss di Casal di Principe, Francesco Schiavone che, invece,  già si atteggiava a capetto. A me hanno tutti fatto pena. Si sono rovinati l‘esistenza. L’hanno fatto per i soldi. Ma la fine che fanno tutti è sempre la stessa: o dietro le sbarre o al cimitero”. Ed ha aggiunto: “Molte delle responsabilità sono delle mamme. Bisogna stare attenti anche al ruolo della donna. Perché se una mamma è una vera mamma, il figlio se lo tira fuori dalla camorra”. La consegna del “Premio Legalita 2013” a Giovanni Conzo da parte di Franco Roberti, ha concluso la manifestazione coordinata Giuseppe Fausto Milillo presidente della Fondazione italiana per la legalità e lo sviluppo.

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