Poca gente alla fiaccolata per impedire la chiusura del posto fisso di polizia
di Casapesenna. Segno che certi temi fanno ancora fatica ad essere patrimonio
delle popolazioni che per molto tempo hanno subito il predominio della camorra.
Alla manifestazione, partita dalla piazza Vittorio Emanuele a Casal di Principe poco dopo le 20, hanno
partecipato a malapena trecento persone, molte delle quali rappresentanti delle
associazioni e delle istituzioni. Tra essi alcuni sindaci (Villa di Briano e
Villa Literno), consiglieri regionali (Caputo, Consoli e Polverino), consiglieri
provinciali e rappresentanti dei sindacati (Camilla Bernabei CGIL) e il neo
segretario provinciale del PD (Vincenzo Cappello), che è anche sindaco di
Piedimonte Matese. La fiaccolata è stata promossa da più di venti associazioni
che nei giorni scorsi avevano avviato anche una raccolta di firme. L’obiettivo
è quello di impedire che venga soppresso un avamposto di legalità dello Stato, nel paese di Michele Zagaria, l’ultimo
importante latitante del clan dei casalesi, catturato il 7 dicembre del 2011 in
un bunker occultato a cinque metri sotto
terra in ‘un’anonima abitazione alle porte della città. La poca partecipazione
alla fiaccolata di questa sera è un segnale importante che hanno dato i
cittadini: qui la gente ha ancora paura di metterci la faccia quando si tratta
di schierarsi apertamente con lo Stato. “Un
buon motivo per non chiudere il posto di polizia” dicono gli organizzatori della
fiaccolata. Il corteo ha attraversato il cuore di San Cipriano di Aversa per concludersi
a Casapesenna, in viale Europa, proprio davanti al posto di Polizia, dove un
sacerdote, don Vittorio Cumerlato, ha letto il documento, sottoscritto da una
ventina di associazioni, dove si chiede al governo di non abbandonare Casapesenna.
"FIORISCI TERRA MIA. Possiamo essere solo noi a liberare la nostra terra e a farla rifiorire. Rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo sodo" (3 OTTOBRE 2012). (Blog di Raffaele Sardo giornalista free lance)
mercoledì 19 giugno 2013
martedì 11 giugno 2013
CATELLO MARESCA (DDA): "NON CHIUDETE IL POSTO DI POLIZIA DI CASAPESENNA"
“Non chiudete il posto fisso operativo della polizia di Stato di Casapesenna”. L’appello arriva da Catello Maresca, il magistrato che ha coordinato la cattura dell’ultimo boss dei casalesi, Michele Zagaria e che ha raccontato in un libro tutti i segreti del bunker dove si nascondeva il latitante della camorra. Maresca si è rivolto direttamente ai vertici della Polizia di Stato nel corso della presentazione del suo libro, “L’ultimo bunker” nell’ambito del festival dell’Impegno Civile,. L’iniziziativa, peraltro, si è svolta proprio in un bene confiscato alla camorra di Casapesenna e che ora è assegnato al presidio di Libera-Legambiente. La chiusura del Posto di Polizia è stata decisa dal governo Monti nell’ambito di una politica di risparmio economico. Ma chiudere un avamposto dello Stato in terra di camorra non è un buon segnale per chi la lotta alla criminalità la pratica ogni giorno. “Ci batteremo perché questo non accada – ha detto ancora Catello Maresca - E se anche dovesse accadere ci saranno tutte le alternative e le condizioni per assicurare la presenza forte dello Stato a Casapesenna”.
Ma non la pensano così i poliziotti che a Casapesenna ci lavorano. In un comunicato fatto leggere nel corso della presentazione del libro di Maresca, affermano che: “Il personale di polizia di Casapesenna ha dimostrato, numeri alla mano, di essere altamente professionale, sia nella prevenzione, con l’attività istituzionale della squadra volante, sia in operazioni di Polizia Giudiziaria, contrasto all’abusivismo edilizio, lotta alla contraffazione e sequestro di armi e munizionamento da guerra”. E poi i numeri delle attività: “ Solo dal 2010 al 2012 più di 60 mila persone controllate, 160 arresti effettuati, compreso quelli di pericolosi latitanti, e è più di 30 mila veicoli controllati. Allarme per la chiusura del posto fisso di Polizia è arrivato anche da esponenti del “Coordinamento per il riscatto” e da alcuni imprenditori che con le loro denunce hanno recentemente consentito l’arresto di diversi estorsori della camorra locale. “Chiudere il posto di polizia di Casapesenna è come sbatterci una porta in faccia – dice un imprenditore – avremmo bisogno di sentire maggiore sostegno e vicinanza da parte dello Stato perché ci siamo esposti e abbiamo denunciato i nostri aguzzini. Questi segnali non vanno nella direzione giusta. Non aiutano chi lotta per l’affermazione della legalità”.
lunedì 3 giugno 2013
ARDITURO (DDA) AL FESTIVAL DELL'IMPEGNO CIVILE: "LO STATO NON FA FUNZIONARE LE AZIENDE CONFISCATE"
“Le
aziende confiscate alla camorra? Non funzionano perché lo Stato non le vuole
far funzionare”. La denuncia viene da Antonello
Ardituro, magistrato della Dda napoletana,
che di aziende gestite dalla criminalità ne ha fatto confiscare
tantissime. Ardituro, intervenuto nel pomeriggio in un dibattito su “Sequestro,
Confisca e Lavoro”, in occasione dell’apertura del Festival dell’Impegno Civile
nella sede di un’azienda confiscata, la “Calcestruzzi
Beton Campania” di San Tammaro, ha
puntato il dito contro le istituzioni, ed in particolare “la politica” che non
cambia norme e regole che sono inadeguate
a far funzionare le aziende confiscate. “Mi fa molta rabbia che tutto il lavoro di tantissime persone debba essere
vanificato da un sistema che assolutamente
non funziona, perché scientemente e consapevolmente non lo si vuol far
funzionare”. Il magistrato della Dda ha messo in evidenza che “In provincia di
Caserta ci sono sette impianti sotto sequestro in attesa di confisca. Si tratta
di una grandissima fetta del mercato del
calcestruzzo che è amministrata dallo Stato per il tramite dell’autorità
giudiziaria. Tutto questo non può essere
gestito con la buona volontà dei singoli magistrati o di qualche amministratore
giudiziario. Se si potesse mettere a sistema la gestione delle imprese che
gestiscono il calcestruzzo - ha chiosato
Ardituro - lo Stato diventerebbe l’attore fondamentale economico nel ciclo
dell’edilizia. Avrebbe la possibilità di influenzare l’itero ciclo
dell’edilizia di tutta la provincia e addirittura di influenzare l’economia
illegale della camorra nel settore dell’edilizia. Questa à la battaglia,
l’obiettivo a cui dobbiamo guardare”.
Nel dibattito, moderato da Mauro
Baldascino, del Comitato don Peppe Diana, promotore insieme a Libera del
festival dell’impegno civile, sono intervenuti, tra gli altri, il magistrato Raffaello Magi. il Presidente della
Commissione Regionale Beni Confiscati Antonio
Amato, il segretario generale della CISL Caserta, Giovanni Letizia e il Segretario Provinciale
della CGIL Camilla Bernabei. Ma
è stato il Antonello Ardituro a scuotere
ancora la numerosa platea di cittadini con la sua denuncia: “Si sta sprecando una occasione storica,
soprattutto in provincia di Caserta. Chi
mai avrebbe pensato, appena tre anni fa
- è stato il suo ragionamento– che Antonio Iovine e Michele Zagaria sarebbero
stati arrestati? Chi mai avrebbe pensato che tutti i capi della camorra
casalese sarebbero finiti in carcere? Chi poteva pensare che anche qualche
politico eccellente sarebbe finito dietro le sbarre? Questo è un territorio che
se non assume la consapevolezza che si gioca un’occasione storica per cambiare,
tra cinque anni potrebbe rimpiangere questo momento”. Ardituro ha individuato
anche di chi è la colpa: “E’ lo Stato in primis che fa finta di non accorgersene.
Lo Stato continua a non fare la sua parte. Parlo delle istituzioni e della
politica, perché le norme e le regole
attuali non vanno bene, non funzionano quando sono applicate al settore patrimoniale.
Oggi abbiamo bisogno soprattutto di mezzi e risorse per sfruttare questa
occasione storica”.
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