mercoledì 19 giugno 2013

CASAPESENNA: POCA GENTE ALLA FIACCOLATA PER IMPEDIRE LA CHIUSURA DEL POSTO DI POLIZIA


Poca gente alla fiaccolata per  impedire la chiusura del posto fisso di polizia di Casapesenna. Segno che certi temi fanno ancora fatica ad essere patrimonio delle popolazioni che per molto tempo hanno subito il predominio della camorra. Alla manifestazione, partita dalla piazza Vittorio Emanuele a  Casal di Principe poco dopo le 20, hanno partecipato a malapena trecento persone, molte delle quali rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni. Tra essi alcuni sindaci (Villa di Briano e Villa Literno), consiglieri regionali (Caputo, Consoli e Polverino), consiglieri provinciali e rappresentanti dei sindacati (Camilla Bernabei CGIL) e il neo segretario provinciale del PD (Vincenzo Cappello), che è anche sindaco di Piedimonte Matese. La fiaccolata è stata promossa da più di venti associazioni che nei giorni scorsi avevano avviato anche una raccolta di firme. L’obiettivo è quello di impedire che venga soppresso un avamposto di legalità  dello Stato, nel paese di Michele Zagaria, l’ultimo importante latitante del clan dei casalesi, catturato il 7 dicembre del 2011 in un bunker  occultato a cinque metri sotto terra in ‘un’anonima abitazione alle porte della città. La poca partecipazione alla fiaccolata di questa sera è un segnale importante che hanno dato i cittadini: qui la gente ha ancora paura di metterci la faccia quando si tratta di schierarsi  apertamente con lo Stato. “Un buon motivo per non chiudere il posto di polizia” dicono gli organizzatori della fiaccolata. Il corteo ha attraversato il cuore di San Cipriano di Aversa per concludersi a Casapesenna, in viale Europa, proprio davanti al posto di Polizia, dove un sacerdote, don Vittorio Cumerlato, ha letto il documento, sottoscritto da una ventina di associazioni, dove si chiede al governo di non abbandonare Casapesenna.

martedì 11 giugno 2013

CATELLO MARESCA (DDA): "NON CHIUDETE IL POSTO DI POLIZIA DI CASAPESENNA"

“Non chiudete il posto fisso operativo della polizia di Stato di Casapesenna”. L’appello arriva da Catello Maresca, il magistrato che  ha coordinato la cattura dell’ultimo boss dei casalesi, Michele Zagaria e che ha raccontato in un libro tutti i segreti del bunker dove si nascondeva il latitante della camorra. Maresca  si è rivolto direttamente ai vertici della Polizia di Stato nel corso   della presentazione del suo libro, “L’ultimo bunker” nell’ambito del festival dell’Impegno Civile,. L’iniziziativa, peraltro,  si è svolta proprio in un bene confiscato alla camorra di Casapesenna e che ora è assegnato al presidio di Libera-Legambiente.  La chiusura del Posto di Polizia è stata decisa  dal governo Monti nell’ambito di una politica di risparmio economico. Ma chiudere un avamposto dello Stato in terra di camorra non  è un buon segnale  per chi la lotta alla criminalità la pratica ogni giorno. “Ci batteremo perché questo non accada – ha detto ancora Catello Maresca -  E se anche dovesse accadere ci saranno tutte le alternative e le condizioni per assicurare la presenza forte dello Stato a Casapesenna”.

Ma non la pensano così  i poliziotti che a Casapesenna ci lavorano. In un comunicato fatto leggere nel corso della presentazione del libro di Maresca, affermano che: “Il personale di polizia di Casapesenna ha dimostrato, numeri alla mano,  di essere altamente  professionale, sia nella prevenzione, con l’attività istituzionale della squadra volante, sia in operazioni di Polizia Giudiziaria, contrasto all’abusivismo edilizio, lotta alla contraffazione e sequestro di armi e munizionamento da guerra”. E poi i numeri delle attività: “ Solo dal 2010 al 2012 più di 60 mila persone controllate, 160 arresti effettuati, compreso quelli di pericolosi latitanti, e è più di 30 mila veicoli controllati. Allarme per la chiusura del posto fisso di Polizia è arrivato anche da esponenti del “Coordinamento per il riscatto” e da alcuni imprenditori che  con le loro denunce hanno recentemente consentito l’arresto  di diversi estorsori della camorra locale. “Chiudere il posto di polizia di Casapesenna è come sbatterci una porta in faccia – dice un imprenditore –  avremmo bisogno di sentire maggiore sostegno e vicinanza da parte dello Stato perché ci siamo esposti e abbiamo denunciato i nostri aguzzini. Questi segnali non vanno nella direzione giusta. Non aiutano chi lotta per l’affermazione della legalità”.

lunedì 3 giugno 2013

ARDITURO (DDA) AL FESTIVAL DELL'IMPEGNO CIVILE: "LO STATO NON FA FUNZIONARE LE AZIENDE CONFISCATE"



“Le aziende confiscate alla camorra? Non funzionano perché lo Stato non le vuole far funzionare”.  La denuncia viene da Antonello Ardituro, magistrato della Dda napoletana,  che di aziende gestite dalla criminalità ne ha fatto confiscare tantissime. Ardituro, intervenuto nel pomeriggio in un dibattito su “Sequestro, Confisca e Lavoro”, in occasione dell’apertura del Festival dell’Impegno Civile nella sede di un’azienda confiscata,  la “Calcestruzzi Beton Campania”  di San Tammaro, ha puntato il dito contro le istituzioni, ed in particolare “la politica” che non cambia norme e regole  che sono inadeguate a far funzionare le aziende confiscate. “Mi fa molta rabbia che tutto  il lavoro di tantissime persone debba essere vanificato da un sistema che assolutamente  non funziona, perché scientemente e consapevolmente non lo si vuol far funzionare”. Il magistrato della Dda ha messo in evidenza che “In provincia di Caserta ci sono sette impianti sotto sequestro in attesa di confisca. Si tratta di una grandissima fetta del mercato del  calcestruzzo che è amministrata dallo Stato per il tramite dell’autorità giudiziaria.  Tutto questo non può essere gestito con la buona volontà dei singoli magistrati o di qualche amministratore giudiziario. Se si potesse mettere a sistema la gestione delle imprese che gestiscono il calcestruzzo  - ha chiosato Ardituro - lo Stato diventerebbe l’attore fondamentale economico nel ciclo dell’edilizia. Avrebbe la possibilità di influenzare l’itero ciclo dell’edilizia di tutta la provincia e addirittura di influenzare l’economia illegale della camorra nel settore dell’edilizia. Questa à la battaglia, l’obiettivo a cui dobbiamo guardare”.



Nel dibattito, moderato da Mauro Baldascino, del Comitato don Peppe Diana, promotore insieme a Libera del festival dell’impegno civile, sono intervenuti, tra gli altri, il magistrato Raffaello Magi. il Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati Antonio Amato, il segretario generale della CISL Caserta, Giovanni Letizia e il Segretario Provinciale della CGIL Camilla Bernabei. Ma è stato  il Antonello Ardituro a scuotere ancora la numerosa platea di cittadini con la sua denuncia:   “Si sta sprecando una occasione storica, soprattutto in provincia di Caserta.  Chi mai avrebbe pensato, appena tre anni fa  - è stato il suo ragionamento– che  Antonio Iovine e Michele Zagaria sarebbero stati arrestati? Chi mai avrebbe pensato che tutti i capi della camorra casalese sarebbero finiti in carcere? Chi poteva pensare che anche qualche politico eccellente sarebbe finito dietro le sbarre? Questo è un territorio che se non assume la consapevolezza che si gioca un’occasione storica per cambiare, tra cinque anni potrebbe rimpiangere questo momento”. Ardituro ha individuato anche di chi è la colpa: “E’ lo Stato in primis che fa finta di non accorgersene. Lo Stato continua a non fare la sua parte. Parlo delle istituzioni e della politica,  perché le norme e le regole attuali non vanno bene, non funzionano quando sono applicate al settore patrimoniale. Oggi abbiamo bisogno soprattutto di mezzi e risorse per sfruttare questa occasione storica”.