“Non chiudete il posto fisso operativo della polizia di Stato di Casapesenna”. L’appello arriva da Catello Maresca, il magistrato che ha coordinato la cattura dell’ultimo boss dei casalesi, Michele Zagaria e che ha raccontato in un libro tutti i segreti del bunker dove si nascondeva il latitante della camorra. Maresca si è rivolto direttamente ai vertici della Polizia di Stato nel corso della presentazione del suo libro, “L’ultimo bunker” nell’ambito del festival dell’Impegno Civile,. L’iniziziativa, peraltro, si è svolta proprio in un bene confiscato alla camorra di Casapesenna e che ora è assegnato al presidio di Libera-Legambiente. La chiusura del Posto di Polizia è stata decisa dal governo Monti nell’ambito di una politica di risparmio economico. Ma chiudere un avamposto dello Stato in terra di camorra non è un buon segnale per chi la lotta alla criminalità la pratica ogni giorno. “Ci batteremo perché questo non accada – ha detto ancora Catello Maresca - E se anche dovesse accadere ci saranno tutte le alternative e le condizioni per assicurare la presenza forte dello Stato a Casapesenna”.
Ma non la pensano così i poliziotti che a Casapesenna ci lavorano. In un comunicato fatto leggere nel corso della presentazione del libro di Maresca, affermano che: “Il personale di polizia di Casapesenna ha dimostrato, numeri alla mano, di essere altamente professionale, sia nella prevenzione, con l’attività istituzionale della squadra volante, sia in operazioni di Polizia Giudiziaria, contrasto all’abusivismo edilizio, lotta alla contraffazione e sequestro di armi e munizionamento da guerra”. E poi i numeri delle attività: “ Solo dal 2010 al 2012 più di 60 mila persone controllate, 160 arresti effettuati, compreso quelli di pericolosi latitanti, e è più di 30 mila veicoli controllati. Allarme per la chiusura del posto fisso di Polizia è arrivato anche da esponenti del “Coordinamento per il riscatto” e da alcuni imprenditori che con le loro denunce hanno recentemente consentito l’arresto di diversi estorsori della camorra locale. “Chiudere il posto di polizia di Casapesenna è come sbatterci una porta in faccia – dice un imprenditore – avremmo bisogno di sentire maggiore sostegno e vicinanza da parte dello Stato perché ci siamo esposti e abbiamo denunciato i nostri aguzzini. Questi segnali non vanno nella direzione giusta. Non aiutano chi lotta per l’affermazione della legalità”.
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