"Siamo in strada per la dignità e per la
vita". Dietro lo striscione che apre la manifestazione di Casal di
Principe sfilano più di duemila persone. Chiedono la bonifica della loro terra
che le ecomafie hanno avvelenato. All'appello lanciato dal comitato "terra
dei fuochi e dei veleni", hanno risposto davvero in tanti. I rifiuti
tossici fatti ritrovare nei giorni scorsi in alcune zone della città, su indicazione dei
collaboratori di giustizia, hanno impressionato tutti. Anche perché da queste
parti si continua a morire di tumore. Ormai la gente ha preso consapevolezza.
Qualche settimana fa ad Aversa, ieri a Giugliano. Sono migliaia le persone che
manifestano in difesa della propria salute. Il grido di dolore è affidato
ai bambini in prima fila che urlano: ”vogliamo vivere, fate le
bonifiche". Dietro di loro tante mamme, molte vestite di nero che
espongono la foto dei loro familiari morti. Più avanti una gigantografia di
Marianna, nove anni, l’ultima bambina morta di tumore due giorni fa a Carinaro.
Arriva anche don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, che più di altri
sta interpretando il grido di dolore della cosiddetta “terra dei fuochi”. I
manifestanti applaudono, lo accolgono quasi come un eroe. Ma è proprio don
Patriciello a sottolineare che "In queste terre gli eroi non servono,
soprattutto gli eroi morti. Noi vogliamo
essere solo gente normale che vuole vivere liberamente in una terra che non è più avvelenata”. E poi rivela
che è reduce da un incontro con il
presidente della Repubblica, Napolitano, a cui ha consegnato le foto delle
mamme con i loro figli morti. “A Napolitano – afferma il sacerdote - ho detto di essere parroco della 'Terra dei
fuochì, e lui mi ha risposto che il termine non gli piace, che vorrebbe tornare
a poterla chiamare 'Campania felix'. Purtroppo, però, questo - ha spiegato Patriciello, non è possibile
perché i roghi in quelle aree sono quotidiani”. Il corteo, intanto, si ingrossa a vista
d'occhio. Ai lati della strada la gente applaude. C’è chi si accoda man mano
che prosegue nel percorso lungo il corso principale di Casale. In piazza
Mercato, dove si conclude la manifestazione, un giovane legge un lungo elenco di richieste
per porre fine a quello che viene definito da chi protesta un genocidio
silenzioso che fa strage di persone di ogni età da ormai vent'anni. In cima
alla lista: "Bonificare queste terre". In chiusura la parola a tre preti:
Don Carlo Aversano, parroco della Chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe,
“La
camorra ha operato con l’assenza dello Stato – dice don Carlo - Ci chiedono sempre a noi casalesi: “ma voi
dove stavate? Io rispondo: “E dove stava lo Stato? E Questa sera dove sta lo
Stato?” Si domanda don Carlo. “Queste
battaglie si vincono se diventiamo davvero un popolo. Il seme questa sera è don
Peppino Diana. Un seme che ha già dato buoni frutti”. Poi tocca al padre
comboniano, Alex Zanotelli. “Mi auguro
che queste manifestazioni rimangano espressione della cittadinanza attiva. Fuori
i partiti da qui. Io non sono un anti politico,. Ma oggi la politica è prigioniera dei poteri forti. Non facciamo,
però, l’errore di dividerci. Tutti i movimenti devono lottare insieme”. Le
conclusioni a don Patriciello: “Quello che viviamo oggi è frutto di un patto
scellerato fatto tra la camorra, la politica e gli industriali. Ci sono stati industriali
criminali che hanno portato qui i rifiuti tossici, camorristi che gliel'hanno
permesso e politici che hanno venduto il territorio per un piatto di lenticchie”.
I camorristi certo non capivano gli effetti dei solventi e delle sostanze
chimiche nei terreni. Ma gli industriali si. L’industria sapeva bene che cosa
ci stava portando in Campania. Perciò ho chiesto alla Confindustria di scendere
in campo insieme a noi, se esistono ancora gli industriali onesti, per risanare
le nostre campagne”. In ultimo l’invito a partecipare alla prossima
manifestazione popolare, il 4 ottobre
prossimo, da Orta a Caivano. Una marcia che sarà guidata dal vescovo di Aversa,
Monsignor Angelo Spinillo.