Lo hanno preso seguendo la moglie, che ha portato le forze dell’ordine
direttamente nel nascondiglio ricavato in un vano doccia di un’abitazione ubicata
in via Roma 122, a Francolise, una frazione di Sant’Andrea del Pizzone (CE). E’
finita così la latitanza di Massimo Di Caterino, reggente del clan Zagaria,
ultimo “pezzo da novanta” del clan dei casalesi ancora in libertà. Uno
dei più fidati luogotenenti di Michele ZAGARIA, arrestato dalla Polizia a
Casapesenna il 7 dicembre 2011, dopo 16 anni di latitanza.
Lo hanno trovato armato con una pistola calibro 7,65, il colpo in canna,
due caricatori di riserva e 10mila euro
in contanti. Con lui anche la moglie, Marianna Zara. Di Caterino, detto “pistuolo”,
era ricercato dal 31 marzo 2010, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare
in carcere per associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento personale,
reati aggravati dall’avere agito al fine di agevolare l’organizzazione di
stampo mafioso denominata clan dei casalesi-gruppo ZAGARIA. Di
Caterino era l’ultimo pericoloso latitante in una lunga lista di capi del clan
dei casalesi a cui le forze dell’ordine davano la caccia. Curava tutti gli
affari economici della famiglia Zagaria.
Teneva la
cassa del clan e provvedeva al pagamento degli stipendi degli affiliati e delle
famiglie dei carcerati. Prova ne sono anche tutti i pizzini ritrovati nel covo
di Francolise con nomi e cifre segnate a fianco di persone con attività
economiche di un certo rilievo. Stava anche ricostruendo le fila del clan che
negli ultimi mesi è stato praticamente disarticolato. Poche settimane fa era
sfuggito ad un blitz. Le forze dell’ordine lo cercavano in un abitazione di San
Cipriano di Aversa. La sua presenza era stata segnalata in via Pietro Bembo.
Riuscì a
fuggire poco prima dell’arrivo degli uomini della squadra mobile allertato,
probabilmente, da apparati di intercettazione e telecamere esterne che
utilizzava per l’avvistamento delle forze di polizia. Stesse apparecchiature
sofisticate sono state trovate anche nel covo di Francolise dove
stamani è stato catturato. L'attività investigativa della squadra mobile
casertana è stata condotta dai pm della Direzione distrettuale antimafia
coordinata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho.
Da
settimane gli investigatori della squadra mobile di Caserta diretta dal
vicequestore Angelo Morabito e della sezione distaccata di Casal di Principe
diretta dal vicequestore Alessandro Tocco avevano messo sotto controllo il
nascondiglio, uno dei tanti che Di Caterino aveva a sua disposizione. Ad ammanettare l'ultimo dei latitante del clan dei
Casalesi - scovato dalla squadra mobile di Caserta in un'abitazione con bunker
nel box doccia e sistemi anti-polizia di Francolise, nel Casertano - è stato il
vice questore aggiunto Alessandro Tocco, che dirige la sezione distaccata di
Casal di Principe della squadra mobile casertana.
Nell'operazione
che ha portato al suo arresto hanno preso parte circa 18 agenti della sezione
di Casal di Principe. Il proprietario dell'abitazione in cui aveva trovato
rifugio il latitante, Massimiliano Iossa, di 41 anni, è stato arrestato con
l'accusa di favoreggiamento. Dopo l'arresto,
Massimo Di Caterino è stato condotto dalla polizia nella sede della Questura di
Caserta. All'arrivo delle auto nel piazzale interno, i poliziotti presenti
negli uffici si sono affacciati alla finestra applaudendo i colleghi della Squadra
Mobile e gridando "Bravi".
Tra i
primi a congratularsi con il capo della polizia, Antonio Manganelli, per
l’arresto del boss Di Caterino, è stato il ministro
dell’Interno, Annamaria Cancellieri:
""Voglio ringraziare le Forze dell'ordine
e la Magistratura per l'arresto di un pericoloso latitante come Di Caterino e
per il grande impegno quotidiano volto a ripristinare la legalità in territorio
oppresso dalla criminalità organizzata".
«È
stato arrestato un riferimento importante del clan dei casalesi e del gruppo
facente capo a Michele Zagaria». Così, il procuratore aggiunto di Napoli e capo
della Direzione Distrettuale Antimafia, Federico
Cafiero de Raho, che insieme al pm Catello Maresca ha coordinato le
indagini. Il procuratore ha voluto mettere l'accento su un altro nemico da
sconfiggere, strettamente legato all'apparato militare della criminalità
organizzata: «l'economia sorretta dai soldi della camorra» che, fa notare «è
più difficile da individuare e da aggredire se non con approfondite e
particolari indagini».
«Si
tratta di una parte dell'economia del territorio - ha continuato Federico Cafiero de Raho - che si
mimetizza anche grazie alla compiacenza di chi se ne avvale per fare affari e
crescere». «Nel corso degli anni si è rafforzata, - ha detto ancora Cafiero de
Raho - si è avvalsa dell'ala militare dei clan quando non riusciva, con il
denaro sporco, a liberarsi della concorrenza basata sull'economica legale». In
sostanza, ha detto ancora il procuratore aggiunto della DDA, «bisogna
continuare a operare per smantellare la forza militare della camorra ma anche
contrastare e debellare la sua infiltrazione nell'economia legale su cui la
camorra basa la sua vera forza”.
«È
un' ulteriore tappa di quel percorso che magistratura e forze dell'ordine
stanno portando avanti per fare terra bruciata intorno ai boss in carcere e
quelli che ancora sono fuori». Così il questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, ha commentato l'arresto
di Massimo Di Caterino. Il questore Gualtieri ha voluto anche sottolineare che,
nel territorio, è in atto una crescente collaborazione tra forze dell'ordine e
società civile: «così riusciamo a intervenire sulle nuove leve prima che si
facciano la fama di malavitosi. Questo significa che è stato fatto un buon
lavoro e che è in atto un risveglio nel Casertano. Dal canto nostro - ha concluso
il questore Gualtieri - proseguiremo sulla strada intrapresa».
Le reazioni dei politici. Dal
mondo della politica è arrivato un consenso unanime. Pina Picierno, parlamentare Pd: ""L'arresto
avvenuto stamattina del boss della camorra Di Caterino è una notizia
meravigliosa e un risultato straordinario delle forze dell'ordine e della
magistratura. A loro va un immenso ringraziamento per gli sforzi, i sacrifici e
i successi degli ultimi anni". E poi ha continuato: "Quanto ottenuto
è in grado di cambiare il volto della Campania e del Paese, ed è necessario
continuare su questa strada senza tregua, con la certezza che è possibile
ottenere grandi risultati e sconfiggere le mafie".".
L’on.le Gianfranco
Rotondi (Pdl): "Un colpo durissimo quello
inferto dalla polizia alla camorra con l'arresto del boss Massimo di Caterino. E'
un altro successo straordinario dello stato nella lotta alla criminalità
organizzata. Mi complimento con il ministro dell'interno cancellieri e col capo
della polizia prefetto Manganelli".
Italo Bocchino
(Fli), ha commentato attraverso Twitter: "L'arresto
di Massimo Di Caterino è un duro colpo alla criminalità organizzata che ha
contaminato il tessuto sociale ed economico del nostro Paese. Grazie ai ragazzi
della Squadra mobile Caserta". ".
Il presidente della
Provincia di Napoli, Luigi Cesaro
(Pdl): "Il grande merito delle forze dell'ordine e della magistratura è
nell'aver dato dimostrazione di una forte continuità nell'azione di
smantellamento delle organizzazioni camorristiche ed in particolare del clan
dei Casalesi". E ancora: "A loro va il plauso di tutta la gente del
Sud e di tutti coloro che ben sanno che la camorra e l'inosservanza delle leggi
contribuiscono in maniera negativa e determinante nella difficile opera di
rilancio dell'intero Mezzogiorno d'Italia".".
Per Enzo Amendola, segretario regionale del Pd: "Oggi
lo Stato ha dimostrato ancora una volta che la battaglia contro la camorra si può
vincere. Un ringraziamento per l'ennesimo successo va alle forze dell'ordine e
ai magistrati che, nonostante le enormi difficoltà, quotidianamente sono sul
fronte per liberare le nostre terre dalla morsa soffocante dei poteri
criminali". E ha aggiunto: "Ma
da solo nessuno ce la può fare - conclude Amendola - tocca a tutti,
innanzitutto alle forze sociali e alle istituzioni, fare fronte comune e alzare
barriere invalicabili per emarginare e mettere alla porta chi cerca di rubarci
con la violenza il futuro".