E’ arrivata davvero tanta gente. Più
di tremila persone hanno risposto all’appello dei parroci di Casal di Principe
per fermare gli abbattimenti della case abusive. Alle 20 in punto di venerdì 5 ottobre, migliaia di fiaccole accese si
sono mosse in silenzio dal piazzale antistante il cimitero, invadendo il centro
della città. Davanti al lungo serpentone i parroci di Casale: Don Franco
Picone, don Carlo Aversano, Don Delio Pellegrino, don Franco Manzo, don Paolo
dell’Aversana, don Sebastiano Paolella. Sui marciapiedi, ai lati del corteo,
decine di persone. Man mano che il corteo avanzava di ingrossava. “Questa è una
chiesa che non si tira indietro di fronte ad un disagio sociale così evidente –
ha detto don Carlo Aversano - e si sporca le mani mettendosi in prima fila per
chiedere una seconda opportunità per chi ha sbagliato. Questa marcia è un segno
di speranza e di cambiamento per un paese devastato sotto il peso dei clan
della camorra”. In prima fila le madri di famiglia, tantissime, e i giovani, a
centinaia. Don Franco Picone, vicario della Diocesi di Aversa: “Ecco,
riconosciamo gli errori. Ma adesso vogliamo voltare pagina. La chiesa è a
fianco dei casalesi che vogliono percorrere la strada della legalità. Alle
istituzioni, alla Procura generale, chiediamo di darci una mano e dirci come
fare”.
Tra Casal di Principe, Casapesenna,
e San Cipriano d'Aversa sono state censite almeno 3mila case abusive con oltre
1000 sentenze di abbattimento. Le prime due sono già state abbattute. Almeno
quindici saranno distrutte nelle prossime settimane.
“Abbiamo
sbagliato, vogliamo riparare. Come?” recita lo striscione portato da decine di
ragazzi. Come ad esibire la distanza tra la gente di casale e la camorra che è
stata disarticolata sotto i colpi inferti dalla magistratura.
La
conclusione in Piazza Villa affidata al Vescovo di Aversa: “Per troppi anni
siamo rimasti indifferenti al bene comune. Abbiamo sbagliato. Adesso dobbiamo
rimediare. Tante cose non funzionano perché il nostro modo di entrare in
rapporto con la realtà è più attento al privato che al bene collettivo. La
solidarietà deve sostenere chi è in difficoltà e poi far crescere una migliore consapevolezza.
Noi faremo la nostra parte ma trovare alternative non tocca a noi, ma alla
politica. Da adesso si cambia strada. Si percorre la via della legalità”
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