sabato 6 ottobre 2012

CATTURATO MASSIMO DI CATERINO, ULTIMO "PEZZO DA NOVANTA" DEL CLAN DEI CASALESI


Lo hanno preso seguendo la moglie, che ha portato le forze dell’ordine direttamente nel nascondiglio ricavato in un vano doccia di un’abitazione ubicata in via Roma 122, a Francolise, una frazione di Sant’Andrea del Pizzone (CE). E’ finita così la latitanza di Massimo Di Caterino, reggente del clan Zagaria, ultimo “pezzo da novanta” del clan dei casalesi ancora in libertà. Uno dei più fidati luogotenenti di Michele ZAGARIA, arrestato dalla Polizia a Casapesenna il 7 dicembre 2011, dopo 16 anni di latitanza.
 

Lo hanno trovato armato con  una pistola calibro 7,65, il colpo in canna, due caricatori di riserva  e 10mila euro in contanti. Con lui anche la moglie, Marianna Zara. Di Caterino, detto pistuolo”, era ricercato dal 31 marzo 2010, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento personale, reati aggravati dall’avere agito al fine di agevolare l’organizzazione di stampo mafioso denominata clan dei casalesi-gruppo ZAGARIA. Di Caterino era l’ultimo pericoloso latitante in una lunga lista di capi del clan dei casalesi a cui le forze dell’ordine davano la caccia. Curava tutti gli affari economici della famiglia Zagaria.

 
Teneva la cassa del clan e provvedeva al pagamento degli stipendi degli affiliati e delle famiglie dei carcerati. Prova ne sono anche tutti i pizzini ritrovati nel covo di Francolise con nomi e cifre segnate a fianco di persone con attività economiche di un certo rilievo. Stava anche ricostruendo le fila del clan che negli ultimi mesi è stato praticamente disarticolato. Poche settimane fa era sfuggito ad un blitz. Le forze dell’ordine lo cercavano in un abitazione di San Cipriano di Aversa. La sua presenza era stata segnalata in via Pietro Bembo.  

 
Riuscì a fuggire poco prima dell’arrivo degli uomini della squadra mobile allertato, probabilmente, da apparati di intercettazione e telecamere esterne che utilizzava per l’avvistamento delle forze di polizia. Stesse apparecchiature sofisticate sono state trovate anche nel covo di Francolise dove stamani è stato catturato. L'attività investigativa della squadra mobile casertana è stata condotta dai pm della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho.

 
Da settimane gli investigatori della squadra mobile di Caserta diretta dal vicequestore Angelo Morabito e della sezione distaccata di Casal di Principe diretta dal vicequestore Alessandro Tocco avevano messo sotto controllo il nascondiglio, uno dei tanti che Di Caterino aveva a sua disposizione. Ad ammanettare l'ultimo dei latitante del clan dei Casalesi - scovato dalla squadra mobile di Caserta in un'abitazione con bunker nel box doccia e sistemi anti-polizia di Francolise, nel Casertano - è stato il vice questore aggiunto Alessandro Tocco, che dirige la sezione distaccata di Casal di Principe della squadra mobile casertana.

 
Nell'operazione che ha portato al suo arresto hanno preso parte circa 18 agenti della sezione di Casal di Principe. Il proprietario dell'abitazione in cui aveva trovato rifugio il latitante, Massimiliano Iossa, di 41 anni, è stato arrestato con l'accusa di favoreggiamento. Dopo l'arresto, Massimo Di Caterino è stato condotto dalla polizia nella sede della Questura di Caserta. All'arrivo delle auto nel piazzale interno, i poliziotti presenti negli uffici si sono affacciati alla finestra applaudendo i colleghi della Squadra Mobile e gridando "Bravi".


Tra i primi a congratularsi con il capo della polizia, Antonio Manganelli, per l’arresto del boss Di Caterino, è stato il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri: ""Voglio ringraziare le Forze dell'ordine e la Magistratura per l'arresto di un pericoloso latitante come Di Caterino e per il grande impegno quotidiano volto a ripristinare la legalità in territorio oppresso dalla criminalità organizzata".

 
«È stato arrestato un riferimento importante del clan dei casalesi e del gruppo facente capo a Michele Zagaria». Così, il procuratore aggiunto di Napoli e capo della Direzione Distrettuale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, che insieme al pm Catello Maresca ha coordinato le indagini. Il procuratore ha voluto mettere l'accento su un altro nemico da sconfiggere, strettamente legato all'apparato militare della criminalità organizzata: «l'economia sorretta dai soldi della camorra» che, fa notare «è più difficile da individuare e da aggredire se non con approfondite e particolari indagini».

 

«Si tratta di una parte dell'economia del territorio - ha continuato Federico Cafiero de Raho - che si mimetizza anche grazie alla compiacenza di chi se ne avvale per fare affari e crescere». «Nel corso degli anni si è rafforzata, - ha detto ancora Cafiero de Raho - si è avvalsa dell'ala militare dei clan quando non riusciva, con il denaro sporco, a liberarsi della concorrenza basata sull'economica legale». In sostanza, ha detto ancora il procuratore aggiunto della DDA, «bisogna continuare a operare per smantellare la forza militare della camorra ma anche contrastare e debellare la sua infiltrazione nell'economia legale su cui la camorra basa la sua vera forza”.

 

«È un' ulteriore tappa di quel percorso che magistratura e forze dell'ordine stanno portando avanti per fare terra bruciata intorno ai boss in carcere e quelli che ancora sono fuori». Così il questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, ha commentato l'arresto di Massimo Di Caterino. Il questore Gualtieri ha voluto anche sottolineare che, nel territorio, è in atto una crescente collaborazione tra forze dell'ordine e società civile: «così riusciamo a intervenire sulle nuove leve prima che si facciano la fama di malavitosi. Questo significa che è stato fatto un buon lavoro e che è in atto un risveglio nel Casertano. Dal canto nostro - ha concluso il questore Gualtieri - proseguiremo sulla strada intrapresa».

 

Le reazioni dei politici. Dal mondo della politica è arrivato un consenso unanime. Pina Picierno, parlamentare Pd: ""L'arresto avvenuto stamattina del boss della camorra Di Caterino è una notizia meravigliosa e un risultato straordinario delle forze dell'ordine e della magistratura. A loro va un immenso ringraziamento per gli sforzi, i sacrifici e i successi degli ultimi anni". E poi ha continuato: "Quanto ottenuto è in grado di cambiare il volto della Campania e del Paese, ed è necessario continuare su questa strada senza tregua, con la certezza che è possibile ottenere grandi risultati e sconfiggere le mafie".".

 
L’on.le Gianfranco Rotondi (Pdl): "Un colpo durissimo quello inferto dalla polizia alla camorra con l'arresto del boss Massimo di Caterino. E' un altro successo straordinario dello stato nella lotta alla criminalità organizzata. Mi complimento con il ministro dell'interno cancellieri e col capo della polizia prefetto Manganelli".

 
Italo Bocchino (Fli), ha commentato attraverso Twitter: "L'arresto di Massimo Di Caterino è un duro colpo alla criminalità organizzata che ha contaminato il tessuto sociale ed economico del nostro Paese. Grazie ai ragazzi della Squadra mobile Caserta". ".

 

 Il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro (Pdl): "Il grande merito delle forze dell'ordine e della magistratura è nell'aver dato dimostrazione di una forte continuità nell'azione di smantellamento delle organizzazioni camorristiche ed in particolare del clan dei Casalesi". E ancora: "A loro va il plauso di tutta la gente del Sud e di tutti coloro che ben sanno che la camorra e l'inosservanza delle leggi contribuiscono in maniera negativa e determinante nella difficile opera di rilancio dell'intero Mezzogiorno d'Italia".".
 

Per Enzo Amendola, segretario regionale del Pd: "Oggi lo Stato ha dimostrato ancora una volta che la battaglia contro la camorra si può vincere. Un ringraziamento per l'ennesimo successo va alle forze dell'ordine e ai magistrati che, nonostante le enormi difficoltà, quotidianamente sono sul fronte per liberare le nostre terre dalla morsa soffocante dei poteri criminali". E ha aggiunto:  "Ma da solo nessuno ce la può fare - conclude Amendola - tocca a tutti, innanzitutto alle forze sociali e alle istituzioni, fare fronte comune e alzare barriere invalicabili per emarginare e mettere alla porta chi cerca di rubarci con la violenza il futuro".

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