lunedì 24 dicembre 2012

IL NATALE DI VALERIA E DEI SUOI TRE BAMBINI NEL CAMPO ROM NUMERO 6 DI GIUGLIANO


Valeria stringe in braccio Vanessa,  la sua ultima bambina. E’ nata un anno e mezzo fa.  Accoglie i suoi ospiti con un sorriso in una casetta di legno  di circa 8 metri quadri. Somiglia a quelle dei parco giochi costruite per i sette nani. Solo che qui tutti insieme i nani non ci entrerebbero. Valeria vive nel campo Rom numero 6, alla periferia di Giugliano. Nella casetta una luce gialla fioca illumina i pochi arredi:  una sola sedia, un tappeto per terra e qualcosa che assomiglia ad un divano. Nella penombra si intravede  anche una piccola cucina a gas e sul fornello un pentolino che riscalda un po’ d’acqua. Luca, il secondo figlio, di cinque anni, non c’è. E’ a casa di un suo zio. Ma non c’è nemmeno Andrea, il marito. E’ stato ucciso dalla polizia il 9 novembre scorso sull’asse mediano, mentre con un auto forzava un posto di blocco con altri tre ragazzi Rom. I quattro avevano appena compiuto un furto in una tabaccheria di Santa Maria Capua Vetere. Li tenevano d’occhio da un pezzo. Quella mattina, erano quasi le 6, i poliziotti li stavano aspettando sulla strada del ritorno a casa, perché avvertiti dall’allarme scattato nell’esercizio commerciale svaligiato. Andrea aveva 21 anni, come lei. Da quando il marito non c’è più, la sua vita è cambiata di colpo, in peggio. Vive con i suoi tre bambini tra questa casetta dove cucina quando può e una roulotte dove dormono tutti insieme.
 

Vicino a Valeria c’è Morena, la prima figlia, sei anni. “Sto preparando un caffè alla turca”, dice Valeria ai suoi ospiti. “Spero che vi piaccia, ma non ho altro da offrirvi, mi dispiace”.  Valeria ha il volto sereno. I capelli lunghi tirati all’indietro, color castano biondo, le restituiscono una bellezza sincera. E giovanissima. Ha solo vent’anni. Si è sposata che di anni ne aveva 14. “Porto a scuola i due bambini più grandi quando la macchina parte – racconta -  altrimenti restano a casa.   Poi vado a raccogliere ferro per la strada o per le campagne, lasciando Vanessa da una parente del campo. Non ho molte alternative – dice con rassegnazione la giovane mamma -  Dovrei andare a rubare, ma non posso. Se mi arrestano i miei figli dovrei lasciarli soli. Non voglio tutto questo. Vorrei uscire da questo degrado. Ma da sola non ce la faccio. Ho bisogno di aiuto”. Gli occhi le si fanno lucidi. Sta quasi per piangere, ma le lacrime non escono. “Cerco qualche abito per i miei bambini. Hanno freddo. Ho solo una stufa. Ma l’inverno è lungo. Vorrei lavorare, fare qualsiasi cosa che  possa aiutare me e i miei figli”. Si ferma Valeria, pensierosa. E poi aggiunge: “Ma chi vuoi che dà il lavoro ad una zingara? Eppure i mie figli sono nati qui. Io sto qui da più di sedici anni. Mio marito era nato qui”.
 
 
Le due ragazze dell’Opera Nomadi, Francesca e Laura che sono venute a farle visita, si sforzano di tranquillizzarla. “Vedrai, faremo domanda al Caf per farti avere una contributo dall’Inps. Forse rientri proprio nella casistica di quelli che hanno tre bambini piccoli. Sono 1200 euro in un anno.” Valeria guarda le due ragazze e scuote la testa. “Come faccio a vivere con tre bambini e con 1200 euro all’anno?” Ho bisogno di vestiario, cartelle e quaderni per la scuola. E, soprattutto, ho bisogno di far mangiare almeno i miei figli”. Quando la disperazione si sta impadronendo dei suoi pensieri, la piccola Vanessa fa capire a gesti che ha fame. “Aspetta un po’ – le dice Valeria -  adesso che se ne vanno i nostri amici ti faccio mangiare qualcosa”. Ma la verità è che non ha niente da far mangiare alla bambina. Deve andare a chiedere alla roulotte vicina se le donano un po’ di pastina e un dado. Solo così darà qualcosa di caldo da mangiare a Vanessa. “Il caffè alla turca è buono” dice Francesca, mentre lo sorseggia. Ma ha un sapore amaro di fronte a tanta povertà. E soprattutto di fronte ad una nuova richiesta di aiuto di Valeria: “Non si può fare una colletta per aiutarmi un po’?” “Vediamo se ci riusciamo” dice Laura. Con la testa abbassata vanno via le due ragazze dell’Opera Nomadi. Il loro volto esprime tutta l’angoscia e l’impotenza di fronte alle richieste di Valeria. Vanessa  è ancora in braccio alla mamma. Saluta anche lei con la manina. Poi, togliendosi di bocca il biberon, smozzica due parole: “Buon Natale”.

 

lunedì 17 dicembre 2012

I CARABINIERI ARRESTANO A SCAMPIA RAFFAELE NOTTURNO, UNO DEI CAPI DEGLI SCISSIONISTI



Preso a Scampìa un altro boss degli scissionisti. Si tratta di Raffaele Notturno, fratello di Vincenzo, reggente dell'omonimo clan. A sorprenderlo nel suo nascondiglio sono stati stamani  i carabinieri della Compagnia Stella durante un blitz scattato alle 11 nel lotto TB, in una zona della città storicamente sotto l'influenza criminale del clan composto anche dalle famiglie Abete, Abbinante e Aprea.  Raffaele Notturno, 38 anni, era ancora in pigiama quando è stato arrestato. I militari lo hanno scovato al sesto piano in un mini appartamento, proprio a fianco della sua abitazione.  Quando i militari si sono presentati nel suo appartamento, ad aprire è stata la moglie che ai carabinieri ha detto di non sapere dove fosse il marito. Soprattutto perché i rapporti tra loro erano bruscamente interrotti dopo un litigio. Il latitante, però, era nascosto  proprio lì accanto, in un mini appartamento fatto appositamente realizzare sullo stesso pianerottolo aggiungendo, allo sgabuzzino di sua pertinenza, una stanza e mezza sottratte all'abitazione vicina, in cui vive un anziano. Quando i carabinieri si sono accorti che la porta dello sgabuzzino era blindata hanno deciso di forzarla con le smerigliatrici ma non hanno fatto in tempo ad iniziare i lavori: Raffaele Notturno ha capito che ormai non c'era più niente da fare e ha aperto l'uscio presentandosi in pigiama ai carabinieri guidati dal capitano Orlando Narducci, che lo hanno arrestato.

I carabinieri, durante i controlli eseguiti al Lotto TB, hanno anche scoperto un complesso e ramificato sistema di micro videocamere, fatte installare in punti strategici e in grado di tenere sotto osservazione tutta l'area circostante l'edificio che ospita l'abitazione del boss. Attraverso i monitor, Raffaele Notturno si accorgeva dell'arrivo delle forze dell'ordine e si rifugiava in quella che era diventata la sua dependance, composta da cucina, bagno, salottino e stanza da letto. Tutti vani accuratamente arredati. I carabinieri, comunque, ritengono che il latitante - forte del rispetto di cui gode in virtù del suo ruolo di capoclan - utilizzasse come rifugi anche le altre decine di appartamenti presenti nello stabile, semplicemente presentandosi alla porta degli inquilini prima dell'arrivo delle forze dell'ordine. Opporsi, ovviamente, era fortemente sconsigliato. Raffaele Notturno, fratello di Vincenzo, detenuto in regime di carcere duro nel Nord Italia, deve scontare 2 anni e 11 mesi per traffico di sostanze stupefacenti.

domenica 16 dicembre 2012

A SCAMPIA SI PASSA ALLE BOMBE. LA GUERRA DI CAMORRA ALZA IL LIVELLO DELLO SCONTRO


Si alza il livello di scontro tra i clan di camorra in guerra per le piazze di spaccio a Scampìa. Un ordigno inesploso è stato trovato dai carabinieri in un piazzale delle «case celesti» a Scampia. Sono in corso accertamenti da parte degli artificieri del comando provinciale. Ieri sera, una bomba carta contenente sferette metalliche è stata lanciata da un'auto in corsa, provocando danni a nove auto e il lieve ferimento di una ragazzina e di un bambino.

L'ordigno inesploso trovato stamane potrebbe essere stato scagliato anche ieri sera, subito prima o dopo l'altro episodio in cui la bomba, invece, è scoppiata. Quella recuperata oggi dagli artificieri dell'Arma è una bomba a mano dello stesso tipo di quelle utilizzate durante il conflitto nella ex Jugoslavia: fabbricata nell'Est europeo, conteneva esplosivo al plastico e circa tremila microsfere metalliche destinate a essere scagliate intorno con grande forza distruttrice. Si trattava di una bomba in cattivo stato di conservazione, visibilmente arrugginita: è stata lanciata per esplodere (cuffia e spoletta sono state rinvenute a una trentina di metri di distanza) ma non ha funzionato. Il luogo dove è stata trovata questa bomba è uno spiazzo ampio e poco frequentato, specie di sera, quindi si presume che gli autori dell'attentato non volessero colpire un bersaglio determinato ma, come nel caso di ieri, lanciare un segnale al clan dei «girati»

La bomba di ieri era stata lanciata al centro di una carreggiata stradale, quella inesplosa in un piazzale deserto. Segnali che potrebbero essere letti nell'ottica dell'avvertimento, pensato per lanciare un segnale violento ma senza colpire direttamente l'avversario come invece successe il 5 dicembre, con la vittima di un agguato inseguita e finita dentro il cortile di una scuola.


Il fatto che compaiono ordigni bellici nella lotta tra clan a Scampia è un segnale che suscita ovvia preoccupazione, ma c'è anche la possibilità che segni l'avvio di trattative tra i rivali, verso una possibile tregua. È la lettura degli ultimi avvenimenti del colonnello Marco Minicucci, comandante provinciale dei carabinieri, appena rientrato dall'ennesimo sopralluogo nel quartiere. Minicucci spiega: «La bomba scoppiata ieri sera e quella inesplosa trovata stamane possono essere lette come una escalation del conflitto. Ma anche come un modo per dire: possiamo colpirvi a casa vostra quando vogliamo, ora fermiamoci perché la spirale della violenza non porta a nulla». «Loro stessi - riflettere il comandante dei carabinieri di Napoli - potrebbero, dovrebbero rendersi conto che la guerra, quando si arriva a sparare nei cortili delle scuole o si lanciano bombe nelle strade, non aiuta in alcun modo gli stessi contendenti a prevalere l'un sull'altro. Sono persone sicuramente senza scrupoli, ma abbiano il cervello per pensare. C'è chi dice pentitevi, io dico: ragionate. A cosa porta tutto quello che state facendo?». Al di là degli scenari possibili, Minicucci è convinto della necessità di mantenere l'altissima vigilanza già in corso sul territorio di Scampia: «La presenza delle forze dell'ordine è imponente, la pressione cresce di continuo. E gli ultimi avvenimenti, qualunque sia la loro corretta lettura, ci inducono ad accrescere ulteriormente i nostri sforzi».

sabato 15 dicembre 2012

STERCO DI BUFALA DAVANTI AL MUNICIPIO DI CAPUA. IL "REGALO" DI NATALE DEI "NO GAS" AL SINDACO ANTROPOLI


Un secchio di sterco di bufala  davanti al portone del municipio. L’hanno lasciato i “No Gas”, il movimento che si oppone alla costruzione del gassificatore a Capua, nel corso della manifestazione che stamani ha sfilato per le vie cittadine. Il corteo è partito alle 10 da Piazza D’armi per attraversare il centro antico. Alcune centinaia i manifestanti, soprattutto studenti  e membri dei centri sociali che hanno seguito  il grande striscione che apriva il corteo con la scritta:  “No al gassificatore né a Capua, né altrove. No Gas in ogni citta, in ogni paese”. Man mano che si avvicinava al centro cittadino altre persone si sono aggiunte al corteo. Tra la folla anche il sindaco di Camigliano, Enzo Cenname, tra i più forti oppositori alla nascita del gassificatore.
“Tutti i sindaci dell’agro caleno sono contro il gassificatore a Capua – spiega Cenname -  perché il problema di questa provincia non è la frazione secca dei rifiuti, ma è l’umido. E per l’umido c’è bisogno di impianti di compostaggio”. Cenname  sa contro chi puntare l’indice: “Il gassificatore lo vuole solo il presidente dell’amministrazione provinciale, Domenico Zinzi e il sindaco di Capua, Carmine Antropoli. Entrambi sono favorevoli solo per un interesse economico, ma non per risolvere il problema dei rifiuti. Su questa vicenda pesa anche l’ombra dei rifiuti industriali. Non vorrei che quei rifiuti, che non si sa dove vanno a finire, alla fine vangano inceneriti proprio in questo gassificatore ”.

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Giunti nel centro cittadino, i manifestanti si sono fermati proprio davanti l’ingresso del municipio con porte sbarrate e protette da vigili urbani e poliziotti. Tantissima gente, intanto affolla piazza dei Giudici, lo slargo antistante il comune e tradizionale centro di ritrovo dei capuani. I “No Gas”, improvvisano un comizio. Sparano i loro slogan da un altoparlante collegato ad un furgoncino, sanno che il primo cittadino è nella sua stanza in Municipio. Si accendono alcuni fumogeni. In quel momento qualcuno versa un secchio di sterco davanti al portone del municipio. “Questo è il regalo di Natale che si merita il sindaco e chi vuole avvelenarci con il gassificatore”, dice una voce dall’altoparlante. Scomparsi i fumogeni dall’aria, il corteo si ricompone per sciogliersi poco dopo.

venerdì 14 dicembre 2012

“LET'S CLEAN CASTEL VOLTURNO" , "PULIAMO CASTEL VOLTURNO". GLI IMMIGRATI ORGANIZZANO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA


MIMMA D'AMICO
 A Castel Volturno la raccolta differenziata non decolla? Gli immigrati proveranno a dare una mano.  Domattina alle 9,30 lungo la domiziana alcune centinaia di persone, organizzate in diverse squadre, effettueranno la pulizia di alcuni luoghi molto frequentati e che ora sono lasciati nel degrado e nell’incuria. L’iniziativa si chiama “Let’s clean Castel Volturno” , "Puliamo Catel Volturno", ed è stata indetta  E' la manifestazione indetta per domani dagli immigrati che abitano nel comune domiziano, che mira a sensibilizzare la popolazione immigrata a praticare la raccolta differenziata. L'appuntamento è stato indetto dal Movimento dei Migranti e dei Rifugiati, Centro Sociale “Ex canapificio”, dai Padri Comboniani di Castel Volturno, dalla  Caritas Caserta e da circolo di Sel di Castel Volturno. “E’ una sorta di sfida che abbiamo lanciato alla commissione straordinaria del Comune di Castel Volturno, ma anche per la popolazione residente - spiega Mimma D'Amico del centro sociale ex canapificio di Caserta che è tra i promotori dell'iniziativa - perché oggi Castel Volturno, devastata dalla privatizzazione della pineta, dall’abusivismo edilizio, dall’inquinamento e dalla presenza di inquinanti pericolosi nelle falde acquifere come il mercurio e non può essere riqualificata, bonificata, pulita, senza coinvolgere i migranti ed i rifugiati che vivono sul territorio”.

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Tre i punti dove si concentreranno le squadre di pulizia: il primo è previsto lungo la domiziana, in via Veneto, vicino alla fermata dell’autobus, quasi all’altezza del cavalcavia che porta al Villaggio Coppola. Il secondo punto proprio nel Villaggio Coppola e il terzo sulla grande spiaggia libera di Pinetamare.  “L’obiettivo  - spiega ancora Mimma D’Amico - è quello di pulire, raccogliere e differenziare l’immondizia sulla strada e nella pineta alle spalle delle postazioni scelte. Poi dipingeremo la fermata dell’autobus.  La raccolta differenziata a Castel Volturno - dice D'Amico - non riesce ancora a decollare su tutto il territorio, e neanche sulla Domiziana, ma questa mobilitazione sarà un nuovo passo per concorrere a raggiungere l’obiettivo di arrivare al 51%. Raggiungere questo risultato si tradurrà in un beneficio concreto per tutti gli abitanti di Castel Volturno". Tutto il materiale della raccolta straordinaria sarà ritirato dalla “Senesi s.p.a.” che su mandato del Comune di Castel Volturno ha il compito di procedere al ritiro ed all’avvio del ciclo di smaltimento.

mercoledì 12 dicembre 2012

PASSEGGIATA ANTIRACKET A PARETE. SUL CORSO COMPARE UNA SCRITTA INNEGGIANTE A FRANCESCO BIDOGNETTI: "QUI SI TIFA CIC 8"


"Qui si tifa Cic 8". Una scritta su un muro di Parete allude a Francesco Bidognetti, conosciuto come “Cicciotto ‘e mezzanotte” , uno dei boss storici del clan dei casalesi che sconta già l’ergastolo da diversi anni. La incrociano durante “la passeggiata anti racket” i commercianti che hanno denunciato il pizzo e che ieri sera hanno fatto il giro per i negozi per convincere gli esercenti a non cedere agli estorsori. Con l’associazione locale, l’Unione Casertana Antiracket (UCA), nata dieci anni fa, c’è Silvana Fucito, Coordinatrice delle Associazioni anti racket della Campania. Fucito è a Parete anche per inaugurare la nuova sede dell’associazione anti racket ubicata in un bene confiscato proprio alla famiglia Bidognetti. Una ventina di persone in tutto, guidate oltre che dalla Fucito, anche dal presidente dell’associazione, Domenico Di Ronza e dal sindaco di Parete, Raffaele Vitale. Ad accompagnarli c’è il presidente dell’associazione anti racket “Domenico Noviello”, di Castel Volturno, Luigi Ferrucci, l’avvocato della Federazione Antiracket Italiana, Gianni Zara, il maresciallo Capo della Caserma dei carabinieri di Parete, Vincenzo Pulicani. Diffondono volantini informativi con tanto di numero di telefono a cui denunciare. Ma entrano anche nei negozi per cercare nuovi adepti. Ed è sul corso principale che si imbattono nella scritta vergata con un pennarello su un muro, tra l’entrata di due esercizi commerciali. La scritta viene segnalata da alcuni giovani. Loro l’hanno subito notata, anche perché l’autore ha utilizzato uno slang tipicamente giovanile per inneggiare al boss che proprio a Parete negli anni scorsi ha fatto il bello e il cattivo tempo. Il gruppo di commercianti e imprenditori, avvezzo a trovare provocazioni sul proprio cammino, guarda e passa. I carabinieri annotano.
Poco prima, con una breve e sobria cerimonia, il primo cittadino, affiancato da Silvana Fucito, ha tagliato il nastro del bene confiscato ubicato nel “parco del sole”, a poche centinaia di metri dal Municipio. Un appartamento di due piani confiscato alla famiglia Bidognetti. “In questo stabile – ha spiegato il sindaco Raffaele Vitale –avranno la loro sede oltre all’associazione anti racket, anche lo sportello anti usura, lo sportello anti violenza sulle donne e il centro di ascolto per le famiglie”. “I risultati di questa nostra attività di sensibilizzazione – ha detto Silvana Fucito al termine della passeggiata tra i negozianti – cominciano a vedersi. Sono sempre più numerosi quelli che si rifiutano di pagare il pizzo e denunciano i loro estorsori. La crisi, in verità ci dà anche una mano, perché soldi in giro ce ne sono pochi e quei pochi spiccioli i commercianti se li vogliono tenere ben stretti”.

 

 

 

sabato 8 dicembre 2012

SFREGIO AL PRESIDIO DI LIBERA E LEGAMBIENTE DI CASAPESENNA


Casapesenna - Vernice gialla sulla targa del centro sociale intitolato al sindaco anticamorra Antonio Cangiano. E’ lo sfregio che ieri sera, 7 dicembre, ad un anno esatto dalla cattura di Michele Zagaria, qualcuno ha voluto fare per rimarcare la presenza su un territorio che lo Stato sta lentamente riconquistando. Segnale ancora più inequivocabile se si pensa che il centro sociale è ubicato proprio in un bene confiscato a Michele Zagaria. “Ce ne siamo accorti stamattina – dice Pasquale Cirillo, responsabile di Legambiente  la cui sede è ospitata al primo piano del centro sociale ed è anche presidio dell’associazione Libera – ma la vernice è stata spruzzata ieri sera, a due giorni da un altro segnale che ci era arrivato e che, probabilmente, è  stato sottovalutato”. Il 5 dicembre, infatti, qualcuno è entrato nella sede di Legambiente aprendola a calci e rompendo la serratura. “Non hanno portato via niente – dice Cirillo –ma hanno bevuto qualche caffè dalla macchinetta dell’espresso e hanno rovistato nei documenti. Pensavamo ad una bravata di qualche ragazzo.” Ma alla luce di quello che è accaduto ieri sera, il primo episodio assume un rilievo diverso. “Avevamo comunque fatto regolare denuncia del primo gesto vandalico – spiega il responsabile di Legambiente – e stamani mi sono recato al posto di polizia di Casapesenna per integrare la denuncia.” Al piano terra dello stesso stabile c’è anche un centro per anziani. E sono stati loro ad accorgersi di quanto accaduto. “Sono inutili questi gesti – dice un signore anziano che staziona davanti al centro sociale ubicato nei pressi della piazza principale di Casapesenna -  qui ormai le cose non vanno più come prima e si vede che il vento è cambiato”. Qualche settimana fa a Casapesenna è arrivato anche il Pm della DDA, Catello Maresca, per presentare il suo libro “L’ultimo bunker”, che racconta proprio le vicende della cattura di Michele Zagaria, e a giorni verrà inaugurata una strada intitolata a don Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo del 1994. Due iniziative promosse da Legambiente e Libera.

Il comitato don Peppe Diana, in un comunicato esprime “ferma e decisa condanna per i fatti accaduti a Casapesenna, al di là delle ragioni o dello scopo che hanno guidato le mani di chi prima ha vandalizzato la sede di Legambiente e poi ha danneggiato la targa in ricordo di Antonio Cangiano, posta all’ingresso del Centro sociale su Corso Europa”, e si fa carico  di tenere una riunione della propria associazione  e di tutti i presidi di Libera Caserta, nella sede di Legambiente a Casapesenna, “per riflettere insieme su una nuova progettualità per il paese e per testimoniare un impegno che si rinnova ogni giorno”.

martedì 4 dicembre 2012

DISASTRO AMBIENTALE. LA PROCURA DI SANTA MARIA C.V. METTE SOTTO ACCUSA LA CENTRALE DEL GARIGLIANO

Il sostituto procuratore della Procura di Santa Maria C.V., Giuliana Giuliano, ha aperto un procedimento penale per disastro e irregolarità in materia di sicurezza nucleare nei confronti della Sogin, la società di Stato incaricata della bonifica ambientale della dismessa centrale del Garigliano. La settimana scorsa per ben due giorni (mercoledì e giovedì) esperti del centro interforze studi applicazioni militari (Cisam) di Pisa, il nucleo sommozzatori della Guardia di Finanza di Napoli e un consulente dell'Università Federico secondo di Napoli, guidati dal Capitano della Gdf di Mondragone, Marco Biondi, sono entrati nel sito nucleare, per effettuare controlli sul piano di dismissione e bonifica che sta eseguendo la Sogin. Per due giorni di seguito sono stati controllati dati ed effettuati prelievi di materiali. I controlli, che qui li doveva effettuare l’Arpac, a quanto pare non vengono effettuati da circa sette anni.

Sono stati sequestrati anche alcuni registri (quello degli scarichi liquidi ed aeriformi era compilato a matita). “I controlli che stiamo facendo presso la centrale del Garigliano - spiega il Procuratore Capo di Santa Maria C.V., Corrado Lembo -rientrano nelle attività della Procura per monitorare tutti i reati che mettono a rischio l’ambiente e, conseguentemente, la salute dei cittadini. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa coi i ministeri dell’Ambiente, della Giustizia e dell’Interno per verificare eventuali reati in zone particolarmente a rischio e la centrale nucleare era uno dei siti da controllare. Se ci sono già in corso procedure di controllo è un bene. Ma, come ho spesso sostenuto, ci vuole anche chi controlla i controllori”.

Nel registro degli indagati risulta iscritto, al momento, il direttore della Sogin, Marco Iorio, in attesa di ulteriori approfondimenti. Allarmati gli ambientalisti del Comitato antinucleare del Garigliano, del Comitato Civico di S. Castrese di Sessa Aurunca e Legambiente. Il 27 novembre scorso il direttore della Sogin al “Tavolo della Trasparenza” “TaTras” , (un tavolo dove siedono istituzioni e rappresentanti delle popolazioni che ospitano i siti nucleari), aveva spiegato che la bonifica avverrà tra 2014 e il 2016. In forte ritardo rispetto agli obiettivi comunicati un anno fa che prevedevano l’inizio della bonifica per il luglio 2012 e il termine entro giugno 2013. “Non vorremmo che questi ritardi sui tempi della bonifica – sostengono gli ambientalisti – siano dovuti alle inadempienze riscontrate dai controlli della Procura”. Al “Tatras” del 27 novembre scorso, convocato e presieduto dall’assessore regionale all’ambiente, Giovanni Romano, era presente per la prima volta, tra gli altri, anche il rappresentante del Ministero della Salute. La Sogin, per parte sua, in una nota diffusa domenica, sostiene che: “Tutte le attività vengono svolte nel pieno rispetto dei parametri ambientali e della normativa di riferimento”.