domenica 15 dicembre 2013

MARCIA DELLA PACE A CASERTA CON NOGARO, BETTAZZI E SPINILLO

Raffaele Nogaro, Luigi Bettazzi e Angelo Spinillo
Tre vescovi in marcia per la pace. Raffaele Nogaro, Angelo Spinillo e Luigi Bettazzi, nel pomeriggio di domenica hanno partecipato alla marcia indetta dal Comitato “Caserta Città di Pace”, un appuntamento che si rinnova da diciannove anni. Insieme ai tre prelati, tantissimi giovani scout  e il popolo della pace formato da militanti di associazioni, comunità cattoliche, giovani dei centri sociali e comunità degli immigrati che da sempre hanno sostenuto l’iniziativa voluta da Nogaro nel 1994 per far crescere anche a Caserta la cultura della pace. Il vescovo emerito di Caserta, applauditissimo dai presenti, ha voluto essere presente in chiesa seduto tra i banchi, prima della partenza,  nonostante i problemi di salute. “Qui non sono si trova solo il bel sole che splende ogni giorno – ha detto Nogaro  rivolgendosi “al suo popolo” nella chiesa della Cattedrale gremita -  ma qui si trova anche il sole dei cuori che è veramente un tranquillante continuo per la nostra vita”.

“Quest’anno la marcia cade proprio nel giorno della sepoltura della salma di un uomo come Nelson Mandela – ha spiegato don Nicola Lombardi, prima del corteo per le strade cittadine – e forse non è un caso – ha aggiunto -  con questa ennesima marcia ribadiamo il nostro no ad ogni forma di violenza e di guerra, ad ogni forma di violenza contro l’ambiente e ad ogni forma di discriminazione  che si consuma all’interno delle mura domestiche”.
 

Monsignor Luigi Bettazzi
Monsignor Angelo Spinillo, amministratore apostolico pro tempore della diocesi di Caserta, ha salutato i partecipanti alla marcia, auspicando “Che la manifestazione sia vissuta come una festa e, soprattutto, che la pace la si chieda tutti i giorni”.
 

La drammatica  testimonianza di un giovane afgano che ha lasciato il proprio paese  martoriato dalla guerra e di una ragazza scout che ha parlato contro la violenza sulle donne, hanno anticipato l'intervento dell'ex vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi che, a novant’anni suonati, è ancora in attività nell’associazione Pax Christi, dove ricopre il ruolo di vice presidente  internazionale.  "La forma più grande di violenza  è la guerra - ha detto Bettazzi -  Con i mezzi di distruzione che ci sono, ritenere che la guerra possa sviluppare la giustizia e la pace, è fuori dalla ragione. C’ un solo modo per mettere fine alla guerra – ha insistito il vice presidente internazionale di Pax Christi: “Smettere di costruire le armi, come sostenevano i vescovi giapponesi già molti anni fa. Perché quando le armi sono fatte, poi bisogna provarle". E ha concluso: "Non è vero il detto che se si  vuole la pace devi preparare la guerra. Chi vuole la pace deve preparare la pace”. Prima dell'inizio del corteo,  i vigili urbani hanno sequestrato in chiesa un cartello esposto nel banco dell’ultima fila. ritenendolo offensivo verso il primo cittadino, anch’egli presente alla marcia. C'era scritto: “Pace è legalità e partecipazione. Invece il sindaco del Gaudio vende la tua acqua”. A nulla sono valse le proteste delle associazioni che lo hanno esposto e neppure di don Nicola Lombardi, tra i promotori della marcia, per riaverlo indietro.

lunedì 2 dicembre 2013

"TRENTAMILA TUMORI IN PROVINCIA DI CASERTA IN SETTE ANNI" LA DENUNCIA DEI MEDICI PER L'AMBIENTE

Gaetano Rivezzi
“Negli anni dal 2005 al 2012 sono stati 29.619 i casi di tumore accertati in provincia di Caserta”. Gaetano Rivezzi, pediatra e  responsabile regionale della Campania dei Medici per l’Ambiente, snocciola i dati nella sede Asl di Frattamaggiore, con l’aiuto di una lavagna luminosa nel corso di un incontro tra i medici dell’associazione che presiede. “Questi numeri  - spiega Rivezzi - sono stati ottenuti elaborando dati che ci ha fornito il ministro della salute, Renato Balduzzi, e che riguardano i tumori degli ultimi undici anni in tutta Italia, dal 2001 al 2011 per tutte le patologie.  I dati del ministero hanno origine dalla Scheda di dimissione ospedaliera (Sdo). La scheda è lo strumento di raccolta delle informazioni relative ad ogni paziente dimesso dagli istituti di ricovero pubblici e privati in tutto il territorio nazionale. Li abbiamo incrociati con i nostri dati, quelli da sempre presenti nei computer dei medici di base e con l’aiuto di alcuni esperti dell’istituto di statistica di Napoli, siamo riusciti ad avere un quadro chiaro. “I tumori sulla popolazione sono quelli al seno, al colon, e alla tiroide. Mentre si nota una stabilizzazione dei tumori del testicolo. Dall’elaborazione dei dati – chiarisce Rivezzi – vengono fuori anche coloro che sono stati curati in altre regioni, ricoverati direttamente negli ospedali di Milano,  Sondrio,  Genova o  Roma. Andando nel merito, abbiamo verificato che i tumori infantili (quelli al tessuto linfatico), in una fascia di età da zero a 19 anni, su una popolazione di 206 mila persone, i tumori accertati sono circa 13 casi per ogni centomila abitanti. Poi ci sono i tumori all’encefalo. Sono  38, di cui 9 verificati  del 2009, 14 nel 2010,  11 nel 2011 e 4 nel 2012. A questi dati mancano quelli extraregionali, cioè i bambini curati fuori dalla Campania. Sappiamo, però, quanto è costato curarli. L’Asl di Caserta ha speso 5 milioni di euro solo di sanità per bambini da 0 a 14 anni.  Ma di questi fondi spesi, solo il 50% è rimasto in Campania. I restanti 2 milioni e mezzo di euro sono andati agli ospedali di Genova, Roma, Milano, ecc.”
 
Da una mappa proiettata su uno schermo gigante,  si evidenzia che i tumori cerebrali sono localizzati tutti nella fascia di confine tra Napoli e Caserta e in particolare nell’Agro aversano che è circa un terzo di tutta la popolazione della provincia.  “Nei quattro distretti di Aversa, Frignano, Casal di Principe e Gricignano - dice il dottor Gaetano Rivezzi -  si sono verificati l’80% dei tumori cerebrali.  Questo tipo di tumore – aggiunge -  è correlabile all’ambiente”.
 
Nel corso della riunione dei medici per l’Ambiente, è stato anche presentato  anche il progetto “EcoFoodFertility”. Si tratta di un  progetto nato per valutare l’impatto ambientale ed alimentare sulla funzione riproduttiva maschile. “La spermatogenesi  - spiega l’andrologo dottor Luigi Montano, che coordinerà il progetto - è un processo molto delicato. Le sostanze tossiche presenti nell’alimentazione incidono sulla formazione di spermatozoi maturi. Uno studio di Elisabeth Carlsen, del Rigshospitalet di Copenhagen, ha verificato che dal 1934 al 1990,  c’è stato un calo nella concentrazione degli spermatozoi. Si partiva da  una produzione di 166 milioni,  ridotti a 66 milioni. Uno studio del Centro di Andrologia dell’Università di Pisa del 2003, in una ricerca condotta su 10 maschi di età media sui 29 anni,  valutò come nelle aree urbane ci fosse  un indice più basso di fertilità rispetto alle aree rurali. Di tutte le aree urbane, l’indice più basso era nell’area a nord di Napoli. Oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità, indica come concentrazione in milioni/per ml di liquido seminale, una normalità di spermatozoi di  15 milioni per ml. In 70 anni c’è stato un  decremento qualitativo e quantitativo del liquido seminale e anche un decremento del volume dell’eiaculato. Oggi siamo scesi al 19% dell’eiaculato”.
 
“Le istituzioni sono latitanti – conclude Gaetano Rivezzi – L’osservatorio epidemiologico regionale è sparito. E il registro tumori stenta a partire. Siamo disponibili a essere il veicolo della prevenzione primaria per i cittadini. E per questo  ci candidiamo ad essere le sentinelle del territorio insieme alle associazioni che fanno parte del “Coordinamento della Terra dei Fuochi”. 

domenica 1 dicembre 2013

FRANCO ROBERTI (DNA) CONSEGNA IL "PREMIO LEGALITA' 2013" AL PM GIOVANNI CONZO (DDA) E ASSICURA: "PROVENZANO NON USCIRA' DAL CARCERE"

 

Il capo della DNA, Franco Roberti consegna
il "premio "legalità 2013" al sostituto Giovanni Conzo

“Provenzano non uscirà dal carcere di massima sicurezza in cui è rinchiuso, perché è ancora capace di intendere e di volere”. Lo ha affermato Il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, rispondendo ad alcuni studenti, nel corso della cerimonia  di consegna, del “Premio legalità 2013” istituito dalla Fondazione “Ignazio Milillo” e assegnato al sostituto procuratore della Dda di Napoli, Giovanni Conzo. All’iniziativa, che si è tenuta presso l’Istituto tecnico statale “Michelangelo Buonarroti” di Caserta, hanno assistito alcune centinaia di studenti,  che nell’occasione hanno incalzato i due magistrati, Roberti e Conzo, con domande  a raffica sulla mafia e la camorra. Due ore di dialogo serrato dove i ragazzi hanno cercato di saperne di più sul ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali, sui pentiti, sui giovani rampolli delle famiglie mafiose e sui collaboratori di giustizia. In prima fila anche il Questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, il comandante provinciale dei carabinieri, Giancarlo Scafuri,  ed esponenti del mondo dell’imprenditoria della provincia di Caserta.  “Provenzano è un detenuto anziano che è in una condizione di salute precaria”, ha spiegato Roberti  ad una ragazza che gli chiedeva del perché non viene liberato il vecchio capo mafia siciliano.

“Allo stato – ha aggiunto il capo della Dna -   non c’è nessuna certificazione medica che dica che Provenzano abbia perso la capacità di intendere e di volere e la capacità relazionale. Cioè la capacità di dare ordini all’esterno, per intenderci, mediante i quali continuerebbe a  gestire il suo clan. Il 41bis a questo serve, a impedire che il capo mafia continui a dare ordini e a dirigere la propria organizzazione. Nel carcere dove sta rinchiuso viene curato benissimo. Il 41bis non è una situazione talmente afflittiva da impedire le cure”. Non sono mancate domande sulle recenti dichiarazioni di Carmine Schiavone, il primo collaboratore di giustizia della camorra casalese. “Di fronte alle affermazioni di Schiavone lo Stato è impotente o ha paura?” ha domandato un ragazzo. “Questa domanda mi infastidisce perché è una generalizzazione inaccettabile” ha risposto piccato Franco Roberti.
 
“Lo Stato siamo noi. Possiamo dire che siamo impotenti o abbiamo paura?” Si è domandato retoricamente. “Diciamo piuttosto – ha precisato  -  che ci sono all’interno dello Stato, all’interno delle istituzioni, nella politica, nell’imprenditoria, all’interno delle professioni e perfino nella magistratura e negli organi di polizia, soggetti collusi, corrotti venduti, ma per favore non facciamo generalizzazioni perché c’è gente che è morta per lo Stato, e ce n’è tanta altra che continua a sacrificarsi tutti i giorni per lo Stato”. Giovanni Conzo, invece,  ha spiegato perché per i giovani è meglio scegliere le strade della legalità e non quelle che portano nelle braccia della camorra: “Ho visto ragazzi di 18 e 20 anni  dietro le sbarre. Ragazzi come voi processati qualche settimana fa.  Alcuni erano con  la testa bassa, si vergognavano. Con loro c’era il figlio del boss di Casal di Principe, Francesco Schiavone che, invece,  già si atteggiava a capetto. A me hanno tutti fatto pena. Si sono rovinati l‘esistenza. L’hanno fatto per i soldi. Ma la fine che fanno tutti è sempre la stessa: o dietro le sbarre o al cimitero”. Ed ha aggiunto: “Molte delle responsabilità sono delle mamme. Bisogna stare attenti anche al ruolo della donna. Perché se una mamma è una vera mamma, il figlio se lo tira fuori dalla camorra”. La consegna del “Premio Legalita 2013” a Giovanni Conzo da parte di Franco Roberti, ha concluso la manifestazione coordinata Giuseppe Fausto Milillo presidente della Fondazione italiana per la legalità e lo sviluppo.

sabato 26 ottobre 2013

IL SORRISO DOLCE E MITE DI RAFFAELE PENNACCHIO


Raffaele Pennacchio
Mi è rimasta impressa la serenità del suo sguardo e quel sorriso dolce e mite nonostante la grave malattia. Raffaele Pennacchio aveva 55 anni ed era malato di Sla. E’ morto mercoledì sera a Roma in albergo, dopo l’incontro con il governo e il presidio sotto il Ministero dell’Economia e della Finanza. Era delle mie parti. Precisamente di Macerata Campania, provincia di Caserta. Non lo conoscevo, ma ho letto che era un medico. Aveva lavorato all’Asl di Caserta ed era specializzato in Tecniche semiologiche speciali chirurgiche. Sposato  e con due figli di 19 e 20 anni,  era in pensione da qualche anno, costretto su una sedie a rotelle. Era nella capitale da due giorni per sostenere il progetto “Restare a casa” del Comitato 16 novembre onlus. Praticamente chiedeva i fondi per l’assistenza e la ricerca sui malati di Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Nei due anni trascorsi, Raffaele, con gli altri malati di Sla e i loro familiari, sono  stati costretti a fare nove it-in di protesta per ottenere i fondi.
Ne ho incontrati diversi di malati di Sla  in questi ultimi tempi. E sempre in occasioni di proteste contro i tagli all’assistenza. La cosa che fa male è sapere che  ci sono tante persone con problemi enormi che potrebbero essere aiutate con poco. Dall’altro lato ci sono sprechi di danaro pubblico che questi problemi li potrebbero risolvere senza grandi sforzi. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, dice che siamo ridotti con le pezze al culo. Ma l’ipocrisia di chi ci governa è arrivata a livelli insopportabili. C’è solo una parte del paese che è con le pezze al culo: quelli che hanno sempre avuto difficoltà ad andare avanti. Raffaele è vittima di questa ingiustizia. Di questa disparità di trattamento tra cittadini di uno stesso Stato. Raffaele però non ha mai rinunciato alla sua dignità e ha voluto essere sempre in prima fila nelle lotte per i malati di Sla. Da medico sapeva più di altri che poteva avere problemi se forzava il suo corpo debilitato. Non si è tirato indietro quando gli hanno comunicato che i ministri del governo Letta avrebbero ricevuto una delegazione dei promotori della protesta non più il 22 ottobre, come previsto, ma il giorno dopo.  Raffaele ha pagato l’affaticamento e lo sforzo con un infarto.  Ha dato la sua vita non solo per se stesso, ma anche per gli altri malati di Sla. Raffaele è a pieno titolo una vittima innocente del nostro sistema sanitario. A sua moglie e ai suoi figli il nostro abbraccio e di tutti coloro hanno cuore la giustizia sociale.  Noi lo vogliamo ricordare così, con quel suo sorriso dolce e mite e con il suo coraggio civile. Una grande persona che non va dimenticata.

venerdì 25 ottobre 2013

I ROM NON RAPISCONO I BAMBINI

Dunque Maria, la bambina dai capelli biondi che vive in Grecia e che qualche giorno fa è stata sottratta ad una coppia Rom, non è stata rapita. Maria, che oggi ha quattro anni, è  nata nel 2009 a Lamia, in Grecia da Sasha e Atanas Rusev, una famiglia Rom. I Rusev hanno vissuto lì fino al 2010, quando tornarono in Bulgaria. Ma prima di fare ritorno a Sofia lasciarono la bambina ad un'altra coppia rom perché non avevano soldi per mantenerla e avevano ancora tante bocche da sfamare (10 figli). Sulla bambina è stato effettuato il test del Dna. Il ministero dell'Interno bulgaro ha confermato: "I test del dna hanno dimostrato che la coppia di rom bulgari, Sasha e Atanas Roussev, sono rispettivamente la madre e il padre biologico della bimba". La storia, in verità era nota, perché questo è quello che aveva raccontato la coppia di Rom con cui viveva Maria, quando si è diffusa la notizia che una bambina bionda viveva in un campo nomadi. Ma nessuno ha voluto credere alla loro versione. 

Come nessuno volle credere alla versione della famiglia di un’altra bimba Rom che fu sequestrata letteralmente  dalla polizia ai suoi genitori senza alcun motivo. Era il 7 novembre del 2001.  Fuori il cimitero di Montecorvino Rovella, un paesino dell’entroterra salernitano, una piccola Rom chiedeva l’elemosina. Secondo alcune donne aveva una somiglianza con Angela Celentano la bambina scomparsa sul monte Faito cinque anni prima mentre era in gita con i genitori. Niente di fondato, solo la diceria di alcune donne. Ma tanto bastò a prendere questa bambina, sottrarla ai genitori con la quale viveva in un campo Rom nei pressi di Battipaglia, e tagliarle una ciocca di capelli per confrontarla col Dna dei genitori di Angela Celentano. Nel frattempo la bambina venne trattenuta. Immagino la disperazione dei genitori della bambina che in quel momento dovettero sentirsi delle nullità. Nessuno li ascoltava, nessuno sentiva le loro ragioni. E che paese è il nostro se non assicura pari diritti a tutte le persone, soprattutto a quelle che hanno meno capacità di difendersi?
 Ovviamente il Dna, qualche giorno dopo, diede esito negativo. La bambina non era Angela Celentano, ma una piccola Rom e i suoi genitori erano quelli con cui viveva. Allora, come pochi giorni fa in Grecia, è scattato ancora una volta il pregiudizio contro i Rom. Hanno fatto valere solo una leggenda.  Una leggenda metropolitana  secondo la quale “Gli zingari rapiscono i bambini”. Ne conosco anche un’altra di leggenda metropolitana. Me la raccontava mia nonna da piccolo. Diceva che gli zingari andavano perseguitati perché avevano fatto i chiodi serviti per inchiodare Gesù Cristo sulla croce. Io, come tutti i bambini, ci credevo a questa cosa. Poi sono cresciuto e ho imparato a vedere le cose in altro modo. Ho compreso che i Rom sono come tutte le altre persone che abitano la terra e che contro di loro, nei secoli, c’è sempre stata una persecuzione latente e che  ancora oggi vivono confinati in luoghi  dove è impossibile vivere. Ma c’è chi ci crede ancora oggi a queste falsità. E non disdegnano di ostentare le loro  credenze basate sul nulla e si fanno notare anche sui social network. Li avevo anche tra i miei amici su Facebook. Li ho cancellati.

Ma sarei curioso di vedere la reazione di una famiglia italiana se arriva qualcuno all’improvviso, vestito da poliziotto o carabiniere e  dice: “Questo bambino non assomiglia ai propri genitori. Lo avete rapito. Gli facciamo l’esame del Dna”. E quindi si prendono il bambino e lo affidano ad un istituto o ai servizi sociali (immaginiamo per un attimo che esistano e funzionino). A me sembra una cosa folle, da regime nazista.  In un attimo, senza la decisione di un giudice, senza che ci sia una sentenza, ti tolgono quello che il bene più prezioso  che esiste su questa terra: un figlio. Quello di cui più mi meraviglio in questi casi, è il fatto che non ci sia  una reazione da parte di ogni famiglia, ogni genitore, ogni mamma, ogni papà. Può accadere ad ognuno di noi.
Pensando alla vicenda della piccola Maria, mi sono venute  in mente le parole di Bertold Brecht: 

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari


e fui contento, perché rubacchiavano.


Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
 
e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
 

 

sabato 28 settembre 2013

CASAL DI PRINCIPE SCENDE IN PIAZZA PER LE BONIFICHE

"Siamo in strada per la dignità e per la vita". Dietro lo striscione che apre la manifestazione di Casal di Principe sfilano più di duemila persone. Chiedono la bonifica della loro terra che le ecomafie hanno avvelenato. All'appello lanciato dal comitato "terra dei fuochi e dei veleni", hanno risposto davvero in tanti. I rifiuti tossici fatti ritrovare nei giorni scorsi  in alcune zone della città, su indicazione dei collaboratori di giustizia, hanno impressionato tutti. Anche perché da queste parti si continua a morire di tumore. Ormai la gente ha preso consapevolezza. Qualche settimana fa ad Aversa, ieri a Giugliano. Sono migliaia le persone che manifestano in difesa della propria salute. Il grido di dolore è affidato ai  bambini in prima fila che urlano: ”vogliamo vivere, fate le bonifiche". Dietro di loro tante mamme, molte vestite di nero che espongono la foto dei loro familiari morti. Più avanti una gigantografia di Marianna, nove anni, l’ultima bambina morta di tumore due giorni fa a Carinaro.
 
Arriva anche don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, che più di altri sta interpretando il grido di dolore della cosiddetta “terra dei fuochi”. I manifestanti applaudono, lo accolgono quasi come un eroe. Ma è proprio don Patriciello a sottolineare che "In queste terre gli eroi non servono, soprattutto  gli eroi morti. Noi vogliamo essere solo gente normale che vuole vivere liberamente in una  terra che non è più avvelenata”. E poi rivela che è  reduce da un incontro con il presidente della Repubblica, Napolitano, a cui ha consegnato le foto delle mamme con i loro figli morti. “A Napolitano – afferma il sacerdote -  ho detto di essere parroco della 'Terra dei fuochì, e lui mi ha risposto che il termine non gli piace, che vorrebbe tornare a poterla chiamare 'Campania felix'. Purtroppo, però, questo -  ha spiegato Patriciello, non è possibile perché i roghi in quelle aree sono quotidiani”.  Il corteo, intanto, si ingrossa a vista d'occhio. Ai lati della strada la gente applaude. C’è chi si accoda man mano che prosegue nel percorso lungo il corso principale di Casale. In piazza Mercato, dove si conclude la manifestazione,  un giovane legge un lungo elenco di richieste per porre fine a quello che viene definito da chi protesta un genocidio silenzioso che fa strage di persone di ogni età da ormai vent'anni. In cima alla lista: "Bonificare queste terre". In chiusura la parola a tre preti: Don Carlo Aversano, parroco della Chiesa del Santissimo Salvatore di Casal di Principe,
 “La camorra ha operato con l’assenza dello Stato – dice don Carlo -  Ci chiedono sempre a noi casalesi: “ma voi dove stavate? Io rispondo: “E dove stava lo Stato? E Questa sera dove sta lo Stato?” Si domanda don Carlo.  “Queste battaglie si vincono se diventiamo davvero un popolo. Il seme questa sera è don Peppino Diana. Un seme che ha già dato buoni frutti”. Poi tocca al padre comboniano, Alex Zanotelli.  “Mi auguro che queste manifestazioni rimangano espressione della cittadinanza attiva. Fuori i partiti da qui. Io non sono un anti politico,. Ma oggi la politica è  prigioniera dei poteri forti. Non facciamo, però, l’errore di dividerci. Tutti i movimenti devono lottare insieme”. Le conclusioni a don Patriciello: “Quello che viviamo oggi è frutto di un patto scellerato fatto tra la camorra, la politica e gli industriali. Ci sono stati industriali criminali che hanno portato qui i rifiuti tossici, camorristi che gliel'hanno permesso e politici che hanno venduto il territorio per un piatto di lenticchie”. I camorristi certo non capivano gli effetti dei solventi e delle sostanze chimiche nei terreni. Ma gli industriali si. L’industria sapeva bene che cosa ci stava portando in Campania. Perciò ho chiesto alla Confindustria di scendere in campo insieme a noi, se esistono ancora gli industriali onesti, per risanare le nostre campagne”. In ultimo l’invito a partecipare alla prossima manifestazione popolare, il  4 ottobre prossimo, da Orta a Caivano. Una marcia che sarà guidata dal vescovo di Aversa, Monsignor Angelo Spinillo.

martedì 3 settembre 2013

A CACCIA DI RIFIUTI. IL MOVIMENTO CINQUE STELLE SCANDAGLIA IL TERRENO DIETRO IL CAMPO SPORTIVO DI CASAL DI PRINCIPE

Enzo De Leo movimento 5 stelle Casal di Principe
A caccia di rifiuti. Un gruppo di attivisti del movimento 5 stelle di Casal di Principe, accompagnati dal  senatore Bartolomeo Pepe, ha scandagliato ieri mattina il terreno dietro il campo sportivo, per verificare la presenza di rifiuti radioattivi. Con loro alcuni tecnici specializzati in materia ambientale, armati di contatore Geiger per la rilevazione della radioattività dei terreni e di strumenti per la rilevazione dei campi elettromagnetici. Hanno cercato di verificare direttamente se le dichiarazioni fatte dal collaboratore di giustizia, Carmine Schiavone, corrispondono a verità. Schiavone, in una intervista rilasciata ad un quotidiano, aveva fatto espresso cenno ad un sopralluogo fatto in un terreno dietro il campo sportivo di Casal di Principe, con forze dell’ordine e tecnici di un’agenzia specializzata, dove egli stesso aveva indicato che negli anni precedenti erano stati sotterrati  rifiuti tossici e radioattivi provenienti da aziende del nord Italia, ma anche dalla vicina Germania. “Siamo dovuti scappare perché i contatori Geiger sono impazziti” ha detto Schiavone,  aggiungendo subito dopo: “Sono tutte cose note ai magistrati,  perché ho fatto queste dichiarazioni alla Commissione Bicamerale d’inchiesta sui rifiuti presieduta dall’onorevole Scalia, mostrando tutte le carte che avevo, ma i verbali sono stati secretati”. “In alcuni tratti – spiega Enzo De Leo dei cinque stelle che ha partecipato alla caccia ai rifiuti – abbiamo riscontrato dei dislivelli nel terreno e molte buche, anche di grosso spessore, che sono state  ricoperte. Si notavano dal differente colorito del terreno rispetto ai margini con il terreno vicino. In alcuni di questi punti il contatore Geiger faceva sbalzi repentini. Secondo i tecnici che ci hanno accompagnato, è il segno che qualcosa di anomalo sotto c’è. Bisognerebbe procedere a dei carotaggi scavando per almeno una quindicina di metri e infilare dentro un contatore Geiger per rilevare eventuali presenze di radioattività”. Il senatore Pepe si è impegnato a portare il problema all’attenzione del governo nazionale, per saperne di più su cosa c’è sotto quel terreno. Ma le polemiche non mancano. In rete, soprattutto su Facebook, circola un documento datato 30 luglio 1988, con il quale i consiglieri comunali di opposizione del PCI, Renato Natale, Cesare Zumbolo e Natale Ulderico, inviarono a Prefetto, Ministro per l’Ambiente, Procura della Repubblica e altre istituzioni pubbliche, una nota dove si denunciava il traffico di rifiuti tossici, ma nessuno alzò un dito per impedirlo. “Fui accusato di fare allarmismo e provocare danni ai nostri agricoltori e alla nostra economia – dice con amarezza Renato Natale, uno dei firmatari di quella denuncia di 25 anni fa - ci ritrovammo isolati a livello nazionale, ma anche nella nostra Città. (…) Ma abbiamo continuato a lottare e a vivere in questo nostro territorio. Abbiamo sperato di poter cambiare le cose. Ma oggi ci chiediamo se non abbiamo sbagliato; se non era più giusto per i nostri figli  andare via da questi luoghi e lasciarli al loro destino”. Intanto ieri un gruppo di associazioni e cittadini si sono riuniti presso la sede di Legambiente di Casapesenna e hanno redatto una lettera da inviare al Presidente della Repubblica, per chiedere che ci sia subito una mappatura dei terreni dove sono stati sotterrati i rifiuti tossici e procedere poi alla bonifica. “Facciamo appello al suo senso di responsabilità, alla sua coscienza, e al suo cuore – scrivono associazioni e cittadini -  ricordandole che  le decisioni da Lei assunte, peseranno sulla vita dei  nostri figli e di tutti noi che, seppure abbandonati e dimenticati dallo Stato, ancora sentiamo di appartenere alla Repubblica Italiana”.

 

Sulla dichiarazioni di Carmine Schiavone, c'è da registrare anche  un'interrogazione al Ministero dell'Interno e a quello dell'Ambiente, da parte dell'onorevole Di Lello (PSI). ''Abbiamo una Fukushima a due passi dal Vesuvio e non lo sappiamo?''. E' quanto si chiede il capogruppo dei socialisti alla Camera, Marco Di Lello, che ha presentato un'interrogazione ai ministri dell'Interno e dell'Ambiente per sapere se e' stato dato un seguito alle rivelazioni del pentito della camorra Carmine Schiavone sul seppellimento di fanghi termonucleari e tossici di vario tipo, anche con la complicita' delle istituzioni preposte al governo e al controllo del territorio''. "Affermazione - aggiunge Di Lello - che conferma quanto gia' si scritto nella relazione della Commissione antimafia del 5 febbraio scorso, ma aggiunge il particolare agghiacciante dei 'fanghi termonucleari' sepolti nelle cave dismesse del casertano. Notizie gia' riferite alla magistratura negli anni scorsi, che confermano il sospetto di danni gravissimi e irreparabili all'ambiente e alla salute dei cittadini. Ma perche' non se ne parla? Timore di ingenerare allarme, mancanza di prove o perche' - conclude il parlamentare socialista - non si ha la forza di combattere la criminalita' organizzata con le complicita' della politica e della industria?''.

domenica 1 settembre 2013

DOPO LE DICHIARAZIONI DI CARMINE SCHIAVONE, I CITTADINI DELLE TERRE DI DON DIANA SI MOBILITANO PER CHIEDERE LA BONIFICA DEI TERRENI INQUINATI

Sit-in sotto l'immagine di don Peppe Diana
Si sono riuniti sotto l'immagine di don Peppe Diana, davanti al campo sportivo di Casal di Principe, per chiedere alle istituzioni di fare luce sulle dichiarazioni del collaboratore di Giustizia, Carmine Schiavone,  e di rassicurare la popolazione sempre più allarmata. Più di cento persone hanno raccolto in mattinata l'appello del parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, dopo l'ultima intervista del pentito della camorra casalese,  che ha indicato un campo alle spalle del complesso sportivo di Casale dove sarebbero stati sotterrati rifiuti tossici e radioattivi.  Esponenti di Legambiente, del “coordinamento per il riscatto”, di “Libera”, “movimento cinque stelle”,  “Giovani Trentola  Ducenta”  “Abc 18”, “work in progress” e tanti altri singoli cittadini, si sono mobilitati per chiedere innanzitutto di  verificare se sotto quel terreno indicato da Schiavone ci siano davvero i rifiuti “perché – ha sostenuto Gianni Solino di Libera Caserta – nelle mappature dei siti inquinati quel terreno non esiste”. “Allora due sono le cose  - ha aggiunto l’avvocato Francesco Martino - se le dichiarazioni di Schiavone sono veritiere, c’è un allarme molto serio. Se non sono veritiere qualcuno ha l’obbligo di rassicurarci”. Enzo Di Leo, del “movimento Cinque Stelle” di Casal di Principe e Peppe Pagano di “Libera San Cipriano”, hanno convenuto che al momento nessuno sa se le ispezioni sul terreno siano state fatte davvero e se esistano verbali in merito  e che serve la mobilitazione delle popolazioni del territorio per cominciare a chiedere seriamente le bonifiche dei terreni inquinati.
 
L'assemblea davanti al  campo sportivo di Casale
Carmine Schiavone, nell’intervista rilasciata ad un quotidiano aveva fatto espresso cenno ad un sopralluogo fatto in un terreno dietro il campo sportivo di Casal di Principe con dei tecnici di un’agenzia specializzata per ritrovare rifiuti radioattivi. “Siamo dovuti scappare perché i contatori Geiger sono impazziti”,. Inoltre aveva aggiunto: “Sono tutte cose note ai magistrati,  perché ho fatto queste dichiarazioni alla Commissione Bicamerale d’inchiesta sui rifiuti presieduta dall’onorevole Scalia, mostrando tutte le carte che avevo, ma i verbali sono stati secretati”. Secondo Schiavone “Ci vorrebbero 26mila miliardi per procedere alle bonifiche”. Questo, per il collaboratore di Giustizia, sarebbe anche il motivo per cui sono stati secretati i verbali. Il terreno indicato da Schiavone è attualmente incolto e apparentemente abbandonato. Alcuni cittadini  hanno raccontato che alla fine degli anni ’80 su quel terreno effettivamente c’è stato un via vai di camion che scaricavano del materiale. Quando erano in corso i lavori per la costruzione della superstrada Nola-Villa Literno, sotto i cui piloni, sempre secondo Schiavone, ci sarebbero sotterrate tonnellate di rifiuti tossici non solo di aziende italiane ma anche estere.
 
“Tutte le dichiarazioni fatte all’epoca da Carmine Schiavone – dice Federico Cafiero De Raho, PM nel processo Spartacus – sono state verificate. In tutti i luoghi che Schiavone ha indicato, è stato fatto un sopralluogo con tecnici e magistrati e ci sono i verbali di ciò che è stato trovato. Non so specificamente del Campo sportivo di Casal di Principe”.  “E pur vero, però – ha aggiunto Gianni Solino di Libera – che i magistrati non hanno mai avuto il compito di bonificare l’area, ma solo di riscontrare se i pentiti dicessero la verità. Quindi una volta verificato che lì sotto c’erano rifiuti, hanno ricoperto e sono andati via. Toccava ad altre istituzioni bonificare il terreno”. “Questi motivi ci hanno spinto a mobilitarci – ha detto l’ingegnere Nicola Diana di Legambiente di Casapesenna -  e  perciò invieremo un documento che riassume il nostro grido di dolore a tutte le istituzioni, a partire da presidente della Repubblica e lo firmeremo a nome di tutti i cittadini che abitano nelle terre di don Peppe Diana”.

sabato 31 agosto 2013

RIFIUTI RADIOATTIVI A CASAL DI PRINCIPE. CAFIERO DE RAHO: "ABBIAMO SEMPRE RISCONTRATO E VISITATO TUTTI I LUOGHI CHE HA INDICATO CARMINE SCHIAVONE". DON PATRICIELLO LANCIA UNA COLLETTA PER SCAVARE. SI MOBILITANO LE ASSOCIAZIONI DEL TERRITORIO


Il terreno dove sarebbero interrati i rifiuti tossici e  radioattivi
Carmine Schiavone, il primo collaboratore di giustizia della camorra casalese, rilascia un’altra intervista e stavolta indica il terreno dietro il campo sportivo di Casal di Principe, come il luogo dove sarebbero interrati i rifiuti tossici, tra cui anche quelli nucleari. “Siamo stati sul posto insieme ai tecnici dell’AIEA (forse vuole intendere Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica - ndr), quelli con le tute bianche e siamo dovuti scappare perché i contatori Geiger sono impazziti. (…) Sono tutte cose note ai magistrati -  sostiene Schiavone,  - ho fatto queste dichiarazioni alla Commissione Bicamerale d’inchiesta sui rifiuti presieduta dall’onorevole Scalia, mostrando tutte le carte che avevo, ma i verbali sono stati secretati”. Secondo Carmine “Ci vorrebbero 26mila miliardi per procedere alle bonifiche”. Questo, secondo il collaboratore di Giustizia, sarebbe anche il motivo per cui sono stati secretati i verbali.
Federico Cafiero De Raho
“Tutte le dichiarazioni fatte all’epoca da Carmine Schiavone – dice Federico Cafiero De Raho, PM nel processo Spartacus – sono state verificate. In tutti i luoghi che Schiavone ha indicato è stato fatto un sopralluogo con tecnici e magistrati e ci sono i verbali di ciò che è stato trovato. Non so specificamente del Campo sportivo di Casal di Principe”.  Anche Maurizio Vallone, all’epoca a capo della DIA, e che ha accompagnato Schiavone in diversi sopralluoghi, dei rifiuti che sarebbero sepolti nelle adiacenze del campo sportivo di Casal di Principe, non sa.
“Non mi sono occupato io di questo sopralluogo al campo sportivo, quindi non so dire. Ho fatto altre verifiche in zone diverse. Si tenga conto che c’erano anche la Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia che si occupavano di queste cose, quindi bisognerebbe risalire specificamente a chi si è occupato della vicenda”. Anche il maggiore dei carabinieri Alfonso Pannone, all’epoca in servizio a Casal di Principe, non è a conoscenza delle vicenda dei rifiuti nel campo sportivo di Casal di Principe. “So che i magistrati hanno verificato tutto ciò che Schiavone ha detto, e se sono gli stessi fatti di allora,  sono già stati oggetto di attenzione”.
 
Ma le dichiarazioni di Schiavone destano un allarme sociale diffuso. Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, tra i più esposti nella lotta contro l’inquinamento da rifiuti tossici di queste zone, ha lanciato un appello per una sottoscrizione popolare al fine di costituire un fondo  per andare a scavare nel posto che Schiavone ha indicato, per verificare se dice il vero o il falso. “Carmine SCHIAVONE, ha detto chiaramente che a Casal di Principe, dietro il campo sportivo, sono stati interrati rifiuti tossici – ha scritto don Patriciello sul suo profilo su Facebook -  Questo video terrificante è stato visto dal Commissario straordinario di Casale? Polizia e carabinieri ne sono al corrente? Il caro popolo casalese, tanto umiliato e offeso, è stato messo in guardia del pericolo che corrono i ragazzi quando vanno a giocare su quel campo maledetto? Schiavone dice il vero o il falso? Non è difficile saperlo. Basta andare a scavare in quel luogo. I soldi non ci sono? Non è vero. Ma anche se così fosse, ci pensiamo noi. Facciamo tutti una colletta. Lasciamo da parte lo Stato, almeno per adesso. Lo chiameremo in causa dopo. Quando i bidoni tossici saranno stati tirati su. Da parroco guadagno mille euro al mese. Dono tutto il mio stipendio per dare inizio a questa raccolta. Chiedo agli amici casalesi di farsi promotori di questa iniziativa. Diamoci da fare. Tutti. La riscossa del nostro popolo partirà dal basso”.

Intanto nel pomeriggio un gruppo di attivisti di Legambiente e delle associazioni del territorio hanno fatto un sopralluogo sul terreno indicato da Carmine Schiavone dietro al campo sportivo. Poi si sono dati appuntamento per domattina, domenica 1 settembre,  alle 10,30  davanti allo Stadio invitando tutte le associazioni per un sit-in e per intraprendere successive iniziative con il coinvolgimento della popolazione di Casal di Principe

giovedì 29 agosto 2013

IL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, CARROZZA, A CASAL DI PRINCIPE PER INAUGURARE L'ANNO SCOLASTICO. SPERIAMO NON SIA SOLO UNA PASSERELLA



Il ministro dell'istruzione Maria Chiara Carrozza
Il ministro dell'istruzione Maria Chiara Carrozza inaugurerà l'anno scolastico a Casal di Principe. Lo ha detto lo stesso ministro in visita all'Ufficio regionale scolastico del Lazio. «Vorrò essere presente su una scuola e in un luogo significativi per enfatizzare l'importanza dell'avvio dell'anno e anche l'importanza per il governo di stare vicino a chi opera in un territorio particolarmente complesso. Incontreremo - ha concluso - anche cooperative di giovani che fanno attività dentro luoghi confiscati». Si riaccendono così i riflettori su una cittadina che non ha mai amato le passerelle fine a se stesse,  anche se la visita di un ministro riaccende nuove speranze per la risoluzione di una serie di problemi di ordinaria amministrazione. In questo caso a partire da quelli scolastici, ma il ministro Carrozza deve sapere che in provincia di Caserta nella scuola mancano almeno cinquecento insegnanti e che qui, a Casal di Principe, il Comune, che si ritrova ad essere amministrato da una commissione straordinaria in seguito allo scioglimento del Consiglio per  condizionamenti di camorra, è in dissesto finanziario. Non riesce a fare fronte neanche alle spese di gestione quotidiana. Con pochi dipendenti (quasi senza vigili urbani), tanti debiti e pochi introiti perché da queste parti le tasse per i servizi erogati dal Comune erano un optional, si ritrova con strade sporche, dissestate, servizi sociali pari a zero e nessuna possibilità di invertire la tendenza.
Alcune settimane fa il governo ha anche ritenuto di dover prorogare la gestione straordinaria del Comune di altri sei mesi. Rinviando di fatto le elezioni amministrative alla primavera prossima anziché farle tenere nel vicinissimo mese di novembre. Come dire che lo Stato non ha ancora piena fiducia nell’autogoverno dei cittadini di Casale.  Ed ora che i Commissari mettono mano a nuove regole per assicurare le entrate per governare l’Ente,  associazioni, parrocchie, comitati civici, si organizzano per esercitare una giusta azione di controllo popolare e impugnano gli atti, inviando lettere di protesta a tutti gli enti possibili e immaginabili, come nel caso del nuovo regolamento comunale sull’erogazione idrica. Decine di riunioni in parrocchia hanno prodotto un lunghissimo esposto-denuncia,  inviato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, alla Corte dei Conti, al Ministero dell’Interno, al Ministero dell’Ambiente, al governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro, al presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi. In pratica le associazioni, i comitati e le parrocchie  ritengono che i regolamenti adottati siano illegittimi.
Ma il ministro Carrozza non troverà solo questo fronte già caldo. A Casal di Principe la disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi. In parte è l’effetto della crisi economica, ma in parte è anche l’effetto di una offensiva giudiziaria che ha portato in carcere decine di imprenditori in odore di camorra che gestivano lavori e appalti per conto dei clan. A Casal di Principe, il 23 settembre 2006 ci fu un’altra inaugurazione dell’anno scolastico, voluta dall’assessore regionale Corrado Gabriele. Partecipava anche Roberto Saviano. La manifestazione si tenne in Piazza Mercato, la piazza antistante il municipio. Fu  allora che Saviano gridò: "Iovine, Schiavone, Zagaria, non valete nulla. Loro poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa terra". Un mese dopo l’autore di Gomorra finì sotto scorta. L’anno dopo, il 17 settembre del 2007,  Saviano ritornò a Casal di Principe nella stessa piazza, altra inaugurazione dell’anno scolastico.
A contestarlo fu il padre di Francesco Schiavone, Sandokan e alcuni imprenditori. Da allora molte cose sono cambiate, a  partire dagli arresti eccellenti di Antonio Iovine e Michele Zagaria. Ma i problemi restano tutti, a partire dal lavoro che manca. Il Ministro Carrozza deve saperlo che qui non troverà fanfare ad attenderla, ma persone, cittadini che vogliono vedere non solo la faccia repressiva dello Stato, ma anche quella che aiuta le persone in difficoltà. Se c’è.

mercoledì 19 giugno 2013

CASAPESENNA: POCA GENTE ALLA FIACCOLATA PER IMPEDIRE LA CHIUSURA DEL POSTO DI POLIZIA


Poca gente alla fiaccolata per  impedire la chiusura del posto fisso di polizia di Casapesenna. Segno che certi temi fanno ancora fatica ad essere patrimonio delle popolazioni che per molto tempo hanno subito il predominio della camorra. Alla manifestazione, partita dalla piazza Vittorio Emanuele a  Casal di Principe poco dopo le 20, hanno partecipato a malapena trecento persone, molte delle quali rappresentanti delle associazioni e delle istituzioni. Tra essi alcuni sindaci (Villa di Briano e Villa Literno), consiglieri regionali (Caputo, Consoli e Polverino), consiglieri provinciali e rappresentanti dei sindacati (Camilla Bernabei CGIL) e il neo segretario provinciale del PD (Vincenzo Cappello), che è anche sindaco di Piedimonte Matese. La fiaccolata è stata promossa da più di venti associazioni che nei giorni scorsi avevano avviato anche una raccolta di firme. L’obiettivo è quello di impedire che venga soppresso un avamposto di legalità  dello Stato, nel paese di Michele Zagaria, l’ultimo importante latitante del clan dei casalesi, catturato il 7 dicembre del 2011 in un bunker  occultato a cinque metri sotto terra in ‘un’anonima abitazione alle porte della città. La poca partecipazione alla fiaccolata di questa sera è un segnale importante che hanno dato i cittadini: qui la gente ha ancora paura di metterci la faccia quando si tratta di schierarsi  apertamente con lo Stato. “Un buon motivo per non chiudere il posto di polizia” dicono gli organizzatori della fiaccolata. Il corteo ha attraversato il cuore di San Cipriano di Aversa per concludersi a Casapesenna, in viale Europa, proprio davanti al posto di Polizia, dove un sacerdote, don Vittorio Cumerlato, ha letto il documento, sottoscritto da una ventina di associazioni, dove si chiede al governo di non abbandonare Casapesenna.

martedì 11 giugno 2013

CATELLO MARESCA (DDA): "NON CHIUDETE IL POSTO DI POLIZIA DI CASAPESENNA"

“Non chiudete il posto fisso operativo della polizia di Stato di Casapesenna”. L’appello arriva da Catello Maresca, il magistrato che  ha coordinato la cattura dell’ultimo boss dei casalesi, Michele Zagaria e che ha raccontato in un libro tutti i segreti del bunker dove si nascondeva il latitante della camorra. Maresca  si è rivolto direttamente ai vertici della Polizia di Stato nel corso   della presentazione del suo libro, “L’ultimo bunker” nell’ambito del festival dell’Impegno Civile,. L’iniziziativa, peraltro,  si è svolta proprio in un bene confiscato alla camorra di Casapesenna e che ora è assegnato al presidio di Libera-Legambiente.  La chiusura del Posto di Polizia è stata decisa  dal governo Monti nell’ambito di una politica di risparmio economico. Ma chiudere un avamposto dello Stato in terra di camorra non  è un buon segnale  per chi la lotta alla criminalità la pratica ogni giorno. “Ci batteremo perché questo non accada – ha detto ancora Catello Maresca -  E se anche dovesse accadere ci saranno tutte le alternative e le condizioni per assicurare la presenza forte dello Stato a Casapesenna”.

Ma non la pensano così  i poliziotti che a Casapesenna ci lavorano. In un comunicato fatto leggere nel corso della presentazione del libro di Maresca, affermano che: “Il personale di polizia di Casapesenna ha dimostrato, numeri alla mano,  di essere altamente  professionale, sia nella prevenzione, con l’attività istituzionale della squadra volante, sia in operazioni di Polizia Giudiziaria, contrasto all’abusivismo edilizio, lotta alla contraffazione e sequestro di armi e munizionamento da guerra”. E poi i numeri delle attività: “ Solo dal 2010 al 2012 più di 60 mila persone controllate, 160 arresti effettuati, compreso quelli di pericolosi latitanti, e è più di 30 mila veicoli controllati. Allarme per la chiusura del posto fisso di Polizia è arrivato anche da esponenti del “Coordinamento per il riscatto” e da alcuni imprenditori che  con le loro denunce hanno recentemente consentito l’arresto  di diversi estorsori della camorra locale. “Chiudere il posto di polizia di Casapesenna è come sbatterci una porta in faccia – dice un imprenditore –  avremmo bisogno di sentire maggiore sostegno e vicinanza da parte dello Stato perché ci siamo esposti e abbiamo denunciato i nostri aguzzini. Questi segnali non vanno nella direzione giusta. Non aiutano chi lotta per l’affermazione della legalità”.

lunedì 3 giugno 2013

ARDITURO (DDA) AL FESTIVAL DELL'IMPEGNO CIVILE: "LO STATO NON FA FUNZIONARE LE AZIENDE CONFISCATE"



“Le aziende confiscate alla camorra? Non funzionano perché lo Stato non le vuole far funzionare”.  La denuncia viene da Antonello Ardituro, magistrato della Dda napoletana,  che di aziende gestite dalla criminalità ne ha fatto confiscare tantissime. Ardituro, intervenuto nel pomeriggio in un dibattito su “Sequestro, Confisca e Lavoro”, in occasione dell’apertura del Festival dell’Impegno Civile nella sede di un’azienda confiscata,  la “Calcestruzzi Beton Campania”  di San Tammaro, ha puntato il dito contro le istituzioni, ed in particolare “la politica” che non cambia norme e regole  che sono inadeguate a far funzionare le aziende confiscate. “Mi fa molta rabbia che tutto  il lavoro di tantissime persone debba essere vanificato da un sistema che assolutamente  non funziona, perché scientemente e consapevolmente non lo si vuol far funzionare”. Il magistrato della Dda ha messo in evidenza che “In provincia di Caserta ci sono sette impianti sotto sequestro in attesa di confisca. Si tratta di una grandissima fetta del mercato del  calcestruzzo che è amministrata dallo Stato per il tramite dell’autorità giudiziaria.  Tutto questo non può essere gestito con la buona volontà dei singoli magistrati o di qualche amministratore giudiziario. Se si potesse mettere a sistema la gestione delle imprese che gestiscono il calcestruzzo  - ha chiosato Ardituro - lo Stato diventerebbe l’attore fondamentale economico nel ciclo dell’edilizia. Avrebbe la possibilità di influenzare l’itero ciclo dell’edilizia di tutta la provincia e addirittura di influenzare l’economia illegale della camorra nel settore dell’edilizia. Questa à la battaglia, l’obiettivo a cui dobbiamo guardare”.



Nel dibattito, moderato da Mauro Baldascino, del Comitato don Peppe Diana, promotore insieme a Libera del festival dell’impegno civile, sono intervenuti, tra gli altri, il magistrato Raffaello Magi. il Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati Antonio Amato, il segretario generale della CISL Caserta, Giovanni Letizia e il Segretario Provinciale della CGIL Camilla Bernabei. Ma è stato  il Antonello Ardituro a scuotere ancora la numerosa platea di cittadini con la sua denuncia:   “Si sta sprecando una occasione storica, soprattutto in provincia di Caserta.  Chi mai avrebbe pensato, appena tre anni fa  - è stato il suo ragionamento– che  Antonio Iovine e Michele Zagaria sarebbero stati arrestati? Chi mai avrebbe pensato che tutti i capi della camorra casalese sarebbero finiti in carcere? Chi poteva pensare che anche qualche politico eccellente sarebbe finito dietro le sbarre? Questo è un territorio che se non assume la consapevolezza che si gioca un’occasione storica per cambiare, tra cinque anni potrebbe rimpiangere questo momento”. Ardituro ha individuato anche di chi è la colpa: “E’ lo Stato in primis che fa finta di non accorgersene. Lo Stato continua a non fare la sua parte. Parlo delle istituzioni e della politica,  perché le norme e le regole attuali non vanno bene, non funzionano quando sono applicate al settore patrimoniale. Oggi abbiamo bisogno soprattutto di mezzi e risorse per sfruttare questa occasione storica”.

giovedì 21 marzo 2013

INAUGURATO L'ECOMUSEO NEL CASALE DI TEVEROLACCIO A SUCCIVO


Si mangia, si beve, si gusta, si coltiva. E’ l’Ecomuseo della Campania Felix inaugurato nell’antico casale di Teverolaccio a Succivo, per iniziativa di Legambiente Campania. Nel casale, una struttura tardo medievale recuperata dopo anni di abbandono, è possibile trovare orti urbani gestiti da anziani del posto, mostre di ogni tipo sull’attività rurale e una Tipicheria, un locale-vetrina di cultura e tradizione dove sarà proposto un menù a base di prodotti locali e prodotti tipici locali, e per lo più provenienti dagli orti coltivati dagli anziani. Come dire dall’orto alla tavola.  Per dimostrare che un altro sviluppo è possibile e per dare uno stop al cemento.

 
A tagliare il nastro dell’Ecomuseo il presidente della Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo, il sindaco di Succivo, Antonio Tinto, il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo il coordinatore della segreteria nazionale dell’associazione Maurizio Gubbiotti, Giovanni Romano, assessore Ecologia, Tutela dell’ambiente e disinquinamento della Regione Campania, il procuratore della Dda, Federico Cafiero De Raho. “Il progetto – spiega Carlo Borgomeo della Fondazione con il Sud che lo ha finanziato – è uno di quelli capaci di creare uno sviluppo a  catena. Se anni fa avessimo valorizzato i prodotti del luogo, forse il Sud non starebbe in queste condizioni”.

“Il punto di forza dell’Ecomuseo - aggiunge Antonio Pascale presidente del circolo Legambiente Geofilos che gestisce l’Ecomuseo - è la capacità di riconoscere e valorizzare le risorse storico-culturali e ambientali dei luoghi, le tradizioni, i saperi antichi. Per questo, può generare processi sostenibili di cambiamento nell’agro atellano e aversano; per la sua speciale composizione può attivare la bellezza insita nello spazio e nella quotidianità della comunità che lo ospita e lo anima. A questo scopo è stato pensato e realizzato”.

La strutura museale ospita, tra le altre cose. anche un centro di documentazione della cultura rurale campana, arricchito da testimonianze fotografiche e descrittive di tradizioni, credenze, usi e costumi locali e uno spazio espositivo dedicato a una collezione di arnesi e strumenti agricoli tradizionali. Sono previsti, inoltre, l’attivazione di percorsi formativi, per il recupero della coltura e della “vite maritata”; visite guidate alla riscoperta delle antiche colture, come l’asparago e il vino asprinio; un calendario di eventi, mostre, tavoli informativi e convegni e un sito internet dedicato all’Ecomuseo virtuale